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TEMPI DI CONFLITTI. IL CONFLITTO NEI FILM…

TEMPI DI CONFLITTI. IL CONFLITTO NEI FILM…

IL CINEMA È ARTE UNIVERSALE.

Dal 1900 al 1930 è muto; dal 1930 è parlato su pellicola fornita di colonna sonora e, attraversando varie fasi, il 3D è arrivato fino a noi, nel XXI secolo.

 

L’EMOTIVITÀ dell’esperienza filmica è stata a più riprese affrontata dagli studiosi: fin dagli anni Venti, passando poi per gli anni Sessanta, sono stati messi a fuoco i collegamenti tra immagine e situazione filmica e immagine e SITUAZIONE ONIRICA, evidenziando le affinità e arricchendo le analisi attraverso gli studi psicoanalitici e le dinamiche emotive collegate ai sogni.

 

Su questo determinanti sono stati i contributi di figure caposaldo della psicologia e della psicoanalisi italiana (vedi, ad esempio, gli scritti di Agostino Gemelli e di Cesare L. Musatti). Anche tali studi hanno consentito al sociologo francese Edgar Morin di analizzare la peculiarità del cinema rispetto al legame tra immagine filmica, quella onirica e quella ALLUCINATORIA, spiegandone il FASCINO e la capacità di impegnare le DINAMICHE AFFETTIVE-EMOTIVE dello spettatore.

 

In un film entrano in gioco:

  • la dimensione infantile dello spettatore,
  • il pensiero magico,
  • il meccanismo d’identificazione,
  • il bisogno di riferire la lettura interpretativa a ciò che è bene e ciò che è male,
  • la possibilità di sublimare il desiderio trasgressivo attraverso i personaggi dello schermo e i loro comportamenti,
  • il trovare nel finale del film una giustizia che nella realtà non si trova,
  • il sentirsi liberi nelle dinamiche del dubbio,
  • il diventare un altro… il tutto che diventa possibile.

 

Vale allora un richiamo sul CONFLITTO AL CINEMA.

Le ragioni? Eccole.

Salvaguardare e nutrire la MEMORIA CINEMATOGRAFICA.

Farne esperienza di piacere anche dell’apprendimento - non solo storico - a proposito dei conflitti e di come si manifestano, e della PROPRIA EVOLUZIONE PERSONALE.

Essere spettatori, più o meno emotivamente partecipi, di tensioni e conflitti che possono diventare INSOSTENIBILI, o di ruoli in cui si vorrebbe giocare o vivere la propria vita, almeno nella finzione di un film.

Provare paure o commozioni mai provate nella VITA REALE.

Vedere fino a che punto il conflitto può arrivare o come può manifestarsi in modo SUBDOLO, piuttosto che MANIFESTO.

Sentire il brivido o il gusto o il dramma di CONFLITTI NON RISOLTI, di DILEMMI INTERIORI, di rapporti interpersonali LOGORATI che trovano un’apprezzabile via d’uscita o apparentemente felici per poi trasformarsi in un INCUBO.

Chiedersi COSA SI FAREBBE se ciò a cui assistiamo stesse accadendo a noi…

AMPLIARE LA VISUALE DEL MONDO.

PORSI DOMANDE NUOVE!

 

I film da vedere sul tema dei conflitti sarebbero molti, così come molte sono le dimensioni e le fisionomie del conflitto:

  • IL CONFLITTO TRA GENERI
  • IL CONFLITTO GENITORI – FIGLI
  • IL CONFLITTO TRA FRATELLI E/O SORELLE
  • IL CONFLITTO TRA AMICI
  • IL CONFLITTO NELLE ORGANIZZAZIONI DI LAVORO
  • IL CONFLITTO TRA LE GENERAZIONI
  • IL CONFLITTO VIRTUALE

 

I film hanno rappresentato tutti questi generi di conflitto, e naturalmente anche le GUERRE.

Si tratta di film di genere assai diverso; film che hanno avuto premi importanti e altri che sono quasi passati sotto silenzio, film ritenuti belli dal pubblico o dalla critica e altri sottoposti ad aspri giudizi.

 

Qui di seguito solo qualche esempio di film distinti in quattro (tra i tanti possibili) settori:

 

A proposito dei lati oscuri della mente…

Il dottor Jekyll e Mr. Hyde (1941), regia di V. Fleming

A proposito della vita di coppia…

Scene da un matrimonio (1973), regia di I. Bergman

A proposito del rapporto di amicizia …

Pat Garret e Billy the Kid (1973), regia di S. Peckinpah

A proposito di famiglia …

La famiglia (1987), regia di E. Scola

 

Quanto scritto sopra è un brano tratto dal libro che ho scritto insieme a Luciana d’Ambrosio Marri “CONFLITTI. COME LEGGERE E GESTIRE I CONTRASTI PER VIVERE BENE”, pubblicato nella collana Saggi Giunti – Psicologia, dall’editore Giunti Psychometrics nel 2019.

 

Andrea Castiello d’Antonio