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Selezione psicoattitudinale magistrati. Luci e ombre

Si parla di nuovo della possibilità di effettuare una SELEZIONE COSIDDETTA “PSICO-ATTITUDINALE” DEI FUTURI MAGISTRATI.

Quindi una selezione di ingresso. Per I “CANDIDATI” ALLA MAGISTRATURA.

Tematica confusa e mal posta, su cui si è già scritto e detto molto, il più delle volte in modo non competente.

 

Riporto a titolo di esempio alcuni commenti sull’argomento.

 

1.

L’avvocata Giulia Bongiorno dice, tra l’altro, rispondendo alle domande di un intervistatore (La Repubblica, 29-3-24): “non ha senso che diventi giudice chi è più bravo a imparare a memoria i codici o la giurisprudenza… oggi il concorso è su base mnemonica, credo che sia giusto che i giudici siano valutati anche sotto il profilo della capacità di autocritica, dell’attitudine a lavorare in gruppo e della disposizione a reggere lo stress”.

 

2.

La giornalista Concita De Gregorio scrive nella sua rubrica “Invece Concita” (La Repubblica, 28-3-24): “sarebbe davvero auspicabile che le persone da noi incaricate e pagate per svolgere a nome di tutti così delicati compiti non fossero maniaci, erotomani compulsivi, depressi clinici, violenti fuori controllo, mitomani afflitti da deliri di onnipotenza o soggiogati da dipendenze da gioco, alcol, stupefacenti”.

 

3.

Sul Corriere della Sera (30-3-24), Edmondo Bruti Liberati dice “Il test? È un attacco delegittimante alla magistratura: come se fosse piena di matti... Induce alla sfiducia nella magistratura e secondo gli esperti è inutile...La società psicoanalitica italiana e la società italiana di psicoterapia psicoanalitica, nel 2004, dichiararono che non è possibile costruire dei test attendibili per questa professione”.

 

4.

Per concludere questa piccola rassegna basterà ricordare il concetto espresso dal procuratore Nicola Gratteri circa l’opportunità di sottoporre a test tutti i vertici della P.A., compresi i politici.

 

E dunque?

Iniziamo con l’affermare che effettuare una valutazione psicologica dei candidati – ripeto: candidati – alla magistratura È TECNICAMENTE PERFETTAMENTE POSSIBILE, così come lo è per qualunque altra professione o mestiere.

 

Sono valutati psicologicamente i PILOTI DI AEREO e gli ASTRONAUTI, e allora cosa sarebbe questa fantomatica “impossibilità” di valutare i giudici?

Peraltro, non si capisce cosa c’entrino gli psicoanalisti che, nel 2004, hanno affermato che non è possibile valutare i giudici… Magari è meglio chiedere agli PSICOLOGI DEL LAVORO, agli ESPERTI DI HUMAN RESOURCES, ai CONSULENTI DI MANAGEMENT piuttosto che a coloro che dedicano la loro vita a curare analiticamente i pazienti e che di test, in genere, non sanno nulla, anche perché non li usano.

 

Una passo in avanti ci porta a chiederci: come? COME FARE A VALUTARE IL CANDIDATO GIUDICE?

Evocare “il test psicoattitudinale” è da incompetenti.

Lo stesso concetto di attitudine mal si sposa con un mestiere complesso come quello del giudice.

Non a caso, le attitudini, le abilità specifiche – ad esempio: ATTITUDINE VERBALE, NUMERICA, SPAZIALE – erano e sono usate per selezionare soggetti di medio-basso livello, e per lavori semplici.

 

Evocare “il Minnesota” ha ugualmente poco senso.

Si tratta di un QUESTIONARIO DI PERSONALITÀ AD IMPRONTA PSICHIATRICA, nulla a che vedere con un “test attitudinale”!

È molto diffuso e impiegato, in tutto il mondo: lo usano I MILITARI, LE FORZE DI SICUREZZA, I MAGISTRATI quando chiamano le consulenze psicologiche e psichiatriche.

È certamente affidabile, ma non è il solo questionario ad ampio spettro utilizzabile. Ce ne sono anche altri, forse migliori.

 

Il MECCANISMO MEDIOEVALE DEL “CONCORSO PUBBLICO” non funziona, non ha mai funzionato per valutare gli aspetti psichici del candidato, le sue soft skill.

Al massimo, in alcuni concorsi pubblici, si pone all’inizio una prova intesa come prova di sbarramento, spesso denominata spregiativamente “i quiz”, cioè alcuni test psicologici di base, utili per capire se quel candidato sa far funzionare i propri neuroni a un livello accettabile.

Niente di più.

 

Ma l’errore più grave, dal quale metteva in guardia persino Hermann Rorschach (l’ideatore del famoso reattivo proiettivo spesso detto “delle macchie di inchiostro”) è pensare che un solo test, qualunque sia, possa essere sufficiente a elaborare un ASSESSMENT PSICOLOGICO.

Non è così. Non sarà mai così.

 

E COSA VALUTARE?

La cultura, la conoscenza dei testi (leggi, norme, regolamenti), la memoria, insomma, aver studiato e saper rispondere a domande tecniche, non ha alcun collegamento con l’equilibrio mentale, la stabilità psicologica, il possesso di quel minimo di qualità soggettive che dovremmo richiedere a un giudice, e non solo al giudice. Ma a chiunque eserciti un RUOLO DI RESPONSABILITÀ che implichi L’ESERCIZIO DEL POTERE SU ALTRI.

 

Tutti conosciamo accademici brutalmente aggressivi, medici baronali e irraggiungibili (ma generalmente molto cari…), funzionari e dirigenti della PA che stanno lì per fare i loro affari personali, dirigenti aziendali mobbizzanti, politici che starebbero meglio dietro a un banco di pizzicheria o a vendere gelati.

 

Sono diverse le QUALITÀ PSICOLOGICHE che dovrebbero essere valutate. Comprese le QUALITÀ SOCIALI-RELAZIONALI. E anche L’INTELLIGENZA (non l’attitudine…): vi siete mai chiesti quali sono i percorsi logici che un giudice compie per valutare un caso? Quali i meccanismi di Decision Making?

Ecco, queste sì che sono qualità importanti.

 

Oltre alla SANITÀ MENTALE, naturalmente, che è alla base di tutto.

Ma si dimentica un altro fattore fondamentale – non solo per il magistrato. LA MOTIVAZIONE! Vogliamo chiedere, ed indagare approfonditamente, la motivazione del candidato, il perché vuole fare un mestiere così speciale come quello del giudicare?

 

Infine, una considerazione.

PER SELEZIONARE UN… IMPIEGATO DI BANCA, neodiplomato o neolaureato, si usano: (1) test di attitudine e di intelligenza; (2) questionari di personalità; (3) colloqui di gruppo; (4) colloqui individuali; (5) colloquio finale di commissione.

Vogliamo dire che è più importante valutare un aspirante operatore di sportello bancario rispetto ad un aspirante giudice?

A ciascuno la risposta.

Andrea Castiello d’Antonio