CONTATTAMI

Per appuntamento

La seduta può essere svolta presso il mio studio oppure online tramite videochiamata.

* campo obbligatorio

CAPTCHA
Questa domanda è un test per verificare che tu sia un visitatore umano e per impedire inserimenti di spam automatici.

LEADER, GIULLARI E IMPOSTORI

Titolo: 

LEADER, GIULLARI E IMPOSTORI

Autori: 
Manfred F. R. Kets de Vries
Casa editrice: 
Raffaello Cortina, 2019, Pp. XXIV+270, Euro 16,00.

L’editore Raffaello Cortina ripropone un testo che, quando uscì in italiano per la prima volta nell’ornai lontanissimo 1994 (a un anno dalla pubblicazione in lingua originale) suscitò un notevolissimo interesse. In effetti, i tempi di oggi sono ideali per riflettere su alcune delle più significative patologie della leadership ormai direi, purtroppo, “perfettamente” rappresentate da più di un esponente istituzionale a livello internazionale…

L’autore – vedere il sito web http://www.ketsdevries.com/ - è uno dei più noti e più seri consulenti di organizzazione e di management (di cui, peraltro, l’editore Raffaello Cortina ha pubblicato diversi scritti, in primis L’organizzazione nevrotica, scritto insieme a Danny Miller). La sua ampia esperienza gli ha permesso di notare comportamenti e personalità “malate” di dirigenti e responsabili aziendali, a partire dai soggetti che non sanno riconoscere le emozioni (proprie ed altrui), definiti scientificamente alessitimici o colloquialmente pesci lessi…

Altri grandi o piccoli, o presunti leader perdono completamente il senso del limite una volta che conquistano il potere – potere a cui si aggrappano e di cui desiderano il pieno possesso (i “pieni poteri”) mettendo in atto quelle dimensioni della personalità di stampo autoritario già ben studiate a valle della catastrofe in cui il nazismo e il fascismo condussero l’Europa e buona parte del mondo nel secolo scorso. Ma i leader hanno bisogno dei follower e un leader malato è in qualche misura creato e abilitato da gregari che vedono in lui una figura di riferimento e di identificazione, mentre un gioco di specchi edifica gli archetipi del “capo” e dei suoi “seguaci”. Ecco emergere, in questi casi, le dimensioni del transfert, della idealizzazione, del capo visto come figura salvifica e non a caso l’autore sottolinea che “il modo in cui un leader gestisce il processo di rispecchiamento riflette il suo grado di maturità” (p. 19).

Leggendo queste pagine si comprende come mai persone apparentemente “normali”, una volta raggiunta una posizione di potere, si sentono in diritto di trasgredire le regole, mettendo in opera quei tipici comportamenti di onnipotenza che non possono non far subito pensare al narcisismo patologico – narcisismo patologico o narcisismo maligno, un tema su cui un altro importante rappresentante della psicoanalisi applicata ai gruppi e alle istituzioni, Otto F. Kernberg, ha riflettuto a lungo (vedi il suo Le relazioni nei gruppi. Ideologia, conflitto e leadership. Raffaello Cortina, 1999).

Le catene dei comportamenti ripetitivi rappresentano un ulteriore aspetto della violenza e dell’aggressività che un leader può esercitare sui propri collaboratori, fino a manifestazioni abbastanza evidenti di comportamento paranoico e di bossing. Tutti aspetti che si traducono nelle modalità di gestione delle risorse umane e nelle modalità di organizzazione delle unità e dei processi organizzativi, fino a dar vita alle tipologie di organizzazione coercitiva e repressiva.

Questo libro è inoltre un’ottima testimonianza della irrazionalità della vita quotidiana colta anche nei suoi risvolti apparentemente più adulti e logici come sembrano essere gli ambiti della leadership e del management, della gestione dei governi e degli stati, della politica e della rappresentanza istituzionale ad alto livello.

E’ il punto di vista clinico applicato alle dinamiche organizzative e alle dinamiche psicologiche interne di leader e manager a permettere (molti decenni dopo le fondamentali indicazioni che Sigmund Freud ha offerto al mondo anche in tale comparto) di inquadrare e capire i motivi di tanta psicopatologia diffusa e, spesso, accettata, sopportata, infine vista anche con una sottile accondiscendenza.

Andrea Castiello d’Antonio