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HOW WE HOPE. A MORAL PSYCHOLOGY

Titolo: 

HOW WE HOPE. A MORAL PSYCHOLOGY

Autori: 
Adrienne M. Martin
Casa editrice: 
Princeton University Press, 2016, Pp. X+150, £ 24.95 (Hardback)

Un libro interamente dedicato alla speranza è un buon segnale soprattutto in tempi in cui l’incertezza e la precarietà sono diventate la cifra dominante.

La categoria della speranza è sempre stata poco conosciuta e pochissimo praticata nel mondo del lavoro e, forse, nel vivere sociale ed organizzato, in genere. Anche se può sembrare un concetto di stampo filosofico (vedi Kant e Hume), la speranza, e tutto ciò che con essa si accompagna, gioca un ruolo importante nella vita di tutti i giorni e nella vita produttiva di ogni essere umano. Non è soltanto una forza interiore con cui si fronteggiano le situazioni avverse di vita, essa è anche una forza propulsiva e autonoma che conduce la persona a perseguire fini e obiettivi, anche ardui.

In psicologia del lavoro piuttosto che di speranza si è parlato, soprattutto negli ultimi tempi e nel contesto dell’engagement, di finalizzazione, di mete, di comportamento orientato ad uno scopo, di resilienza e di volontà di realizzazione.

Il libro intende offrire delle risposte a domande specifiche come, ad esempio, se la speranza sia qualcosa di razionale e logico, se essa sia sempre e comunque costruttiva nella vita e per la vita della persona, ma anche cosa significhi “sperare” e quali siano  i comportamenti concreti che si mettono in atto quando si è mossi della speranza.

Andando molto al di là delle considerazioni se sia giusto o non giusto sperare, e in che cosa, quando e perché, l’autrice traccia una linea di vita del concetto di speranza visto da molteplici angolazioni. Ma la speranza ha anche un contraltare immaginativo, forse persino di fantasia, sicuramente strutturabile in termini di piani e programmi  e di anticipazione per l’auspicato raggiungimento del fine. Come sottolinea in diverse occasioni l’autrice, la speranza provoca una speciale attitudine verso se stessi e verso lo scopo da raggiungere, portando la persona ad ingaggiarsi in attività concrete ma anche in ambiti emozionali. Tali schemi finiscono con l’essere incorporati nella struttura razionale di perseguimento del fine.

Il libro inizia definendo il concetto di speranza in termini tradizionali e in dimensioni innovative, interrogando il lettore sul rapporto tra speranza e motivazioni, e differenziando le dimensioni contingenti e strutturali del sentimento di speranza. Infine è sottolineato come la speranza influenzi e determini la dimensione delle relazioni interpersonali e l’aspetto sociale del soggetto – oltre che, naturalmente, la dimensione intrapersonale -.

In sostanza, secondo l’autrice, il concetto di speranza merita una maggiore attenzione rispetto a quella che ha finora suscitato, sia nella prospettiva della sua relazione con l’azione, sia in quella della consapevolezza riflessiva della persona che agisce.

Adrienne M. Martin è una giovane universitaria che si occupa di filosofia morale e ha indagato, in specie, il concetto di speranza e la dimensione dell’etica. Lavora presso il Claremont McKenna College a Claremont, in California, e ha, tra l’altro, il ruolo di Rishi Sunak Associate Professor of Philosophy, Politics, and Economics.

 

Andrea Castiello d’Antonio