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Dottor Kernberg, a cosa serve la psicoterapia?

Titolo: 

Dottor Kernberg, a cosa serve la psicoterapia?

Autori: 
Manfred Lütz
Casa editrice: 
Raffaello Cortina, 2020, pp. 235, Euro 19,00

Con il sottotitolo Riflessioni e ricordi di un grande clinico si aprono le oltre duecento pagine in cui sono state sintetizzate ventidue ore di intervista condotte da Manfred Lütz con Otto Friedman Kernberg, nato a Vienna il 10 settembre del 1928, ed emigrato dapprima in Cile e poi negli USA, forse il maggiore rappresentante della psichiatria dinamica e della psicoanalisi a livello internazionale, che ha da poche settimane compiuto novantatré anni.

Si tratta di un testo scritto certamente in modo scorrevole e comprensibile, quindi adatto ai lettori non professionali; ma sbaglierebbe chi vedesse in questo libro solo un testo di divulgazione indirizzato al pubblico colto perché, in realtà, si tratta di un’ampia riflessione sul senso e sul significato della psicoterapia, della terapia della psiche, che va ben al di là della psicoanalisi e che può quindi essere di grande interesse per ogni operatore della salute mentale.

Il libro è strutturato in dieci capitoli, aperto da una breve Introduzione a firma dell’intervistatore e chiuso con un sintetico Curriculum Vitae dell’intervistato. L’edizione italiana è a cura di Vittorio Lingiardi che firma la Postfazione in cui è molto ben ripercorsa l’introduzione dei primi testi di Kernberg in Italia, lo sviluppo e il consolidamento dei principali contributi teorico-clinici – vedi, ad esempio, l’idea del narcisismo maligno – ed una serie di considerazioni molto interessanti (tra cui alcune note sul confronto Kernberg-Kohut) che permettono al lettore di apprezzare l’elaborazione del lavoro di Kernberg da parte di Lingiardi, noto ed apprezzato psichiatra, psicoanalista e accademico italiano.

Questa sorta di long interview in cui Kernberg parla di sé e delle sue passioni di vita, inizia con un richiamo alle basi biologiche della psiche e al perché della psicoterapia, in senso ampio, per poi subito approfondire una questione di interesse globale (per pazienti e terapeuti) è cioè cosa rende efficace la terapia dell’anima. Con un grande salto, dall’intimità dello studio professionale del terapeuta si passa a contemplare la personalità di Donald Trump (secondo capitolo), un argomento che non poteva non essere collegato al disturbo narcisistico della personalità, considerato anche il dibattito che si è svolto in Nord America sul tema – vedi la mia recensione al libro di Bandy X. Lee, The Dangerous Case of Donald Trump: 27 Psychiatrists and Mental Health Experts Assess a President (New York: Thomas Dunne Book - St. Martin's Press, 2017) pubblicata in Psicoterapia e Scienze Umane, vol. 52, n. 2. pp. 324-327, 2018 – passando comunque attraverso considerazioni sulla farmacoterapia e sulle terapie brevi comportamentali. Ma se la psicoterapia consente il miglioramento delle condizioni del paziente essa presenta pure dei rischi, e nel terzo capitolo questo tema è affrontato anche con degli interessanti confronti tra impostazioni freudiane e junghiane, e per mezzo di riflessioni sul concetto di salute (mentale). Le risposte di Kernberg non si limitano quasi mai alla psicoanalisi in senso stretto come indica questo passaggio posto all’inizio del quarto capitolo: “Potrebbe indicare qualche terapeuta che ammira particolarmente? Più di uno. Per esempio Julie e John Gottman, ottimi terapeuti cognitivo-comportamentali per la coppia, da cui ho imparato molto” (p. 73) – di Julie Schwartz Gottman e  John M. Gottman vedi Dieci principi per una terapia di coppia efficace (Raffaello Cortina, 2017).

Fanno seguito due capitoli in cui Kernberg è sollecitato a narrare la sua storia partendo dall’infanzia a Vienna, passando attraverso l’emigrazione e, infine, lo stabilirsi a New York. Da questo punto in avanti le considerazioni teoriche e cliniche si intrecciano con riflessioni sociologiche, culturali e inerenti i grandi avvenimenti storici e politici, compreso naturalmente il nazismo e, più in generale, lo sviluppo delle forme di aggressività distruttiva a livello sociale. Kernberg ha anche svolto un ruolo importante nel discutere il sistema di formazione degli psicoanalisti, sistema su cui ha espresso numerose e pesanti critiche, sostenendo che l’analisi didattica vada abolita; un’impresa difficile, che traspare dalla seguente frase: “quanto al mio tentativo di abbattere l’autoritarismo [degli istituti psicoanalitici] ho ottenuto un successo assai limitato, perché sono stato e sono tuttora molto osteggiato” (p. 183).

Gli ultimi capitoli si centrano su quella che potremmo definire l’arte di vivere: Kernberg assegna grande importanza all’amore per le arti e alla creatività, come del resto ha fatto un altro grandissimo esponente della psichiatria dinamica internazionale, Silvano Arieti, di cui quest’anno (2021) ricorre il quarantennale della morte.

Alcuni passaggi possono suscitare qualche stupore nel lettore. Ad esempio, proprio nelle prime pagine del testo sembra che Kernberg consideri sostanzialmente solo le due grandi correnti di psicoterapia – dinamica e comportamentale – come se fosse rimasto ancorato ad un approccio assai tradizionale al tema (ma con l’accortezza positiva di non cadere nel baratro delle mille etichette commerciali delle scuole di psicoterapia!). Un secondo aspetto che può sorprendere è l’enfasi sulle questioni religiose, un tema su cui, a dire la verità, è fin troppo spinto dalle domande dell’intervistatore, Manfred Lütz, psichiatra e teologo.

Tra i numerosi volumi tradotti in italiano di Otto Kernberg si segnalano Erotismo e aggressività (2019), Narcisismo, aggressività e autodistruttività (2006), Le relazioni nei gruppi (1999) e Relazioni d’amore, quest’ultimo uscito nel 1996, oltre ad altre opere di cui Kernberg è coautore. Dal punto di vista degli strumenti non va poi dimentica l’edizione italiana della Structured Interview of Personality Organization (STIPO) allegata al piccolo volume dal titolo La diagnosi strutturale di personalità secondo il modello di Kernberg, tradotta in italiano nel 2012 (tutte queste opere sono state pubblicate da Raffaello Cortina).

 

Andrea Castiello d’Antonio

 

Questa recensione è pubblicata sul numero 91, Ottobre 2021, della rivista Qi – Questioni e Idee in Psicologia (Hogrefe edizioni)