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DAVID MCCLELLAND LE RADICI DEL “SISTEMA DELLE COMPETENZE”

David Clarence McClelland è l’autore che più di ogni altro si associa all’idea dei SISTEMI O MODELLI DI COMPETENZA MANAGERIALE (e, per estensione, di leadership). Può dunque essere utile avvicinarsi all’opera di questo importante psicologo americano, il quale ha offerto contributi notevolissimi posizionati in diverse aree della psicologia professionale.

 

McClelland nacque il 20 maggio 1917 a Mt. Vernon, nello stato di New York in una famiglia composta dai genitori e cinque figli; cresciuto in Illinois, nella cittadina di Jacksonville, conseguì nel 1938 - l'anno in cui Murray pubblicava Explorations in Personality - il diploma di Bachelor of Arts, presso la Wesleyan University, nel Connecticut, continuando poi i suoi studi in psicologia e conseguendo il diploma di Master of Arts presso l'Università del Missouri. Dopo due anni, conseguì il PhD alla Yale University (ove ebbe modo di studiare con Carl Hovland e Robert Sears).

Tra il 1949 e il 1950 McClelland trascorse un anno sabbatico presso l'Harvard's Social Relations Department; quindi, dal 1942 al 1956 fu impegnato nel contesto della Wesleyan University, portando avanti numerose attività come, ad esempio, quella di Deputy Director della Behavioral Sciences Division della Ford Foundation.

 

Dal 1956 fino all'anno della sua scomparsa (1998) McClelland sviluppò il suo geniale impegno nella prestigiosa HARVARD UNIVERSITY. Nell'ultimo decennio della sua vita mantenne il ruolo di professore emerito nella sua università e occupò un’importante posizione nell'ambito della struttura della ricerca psicologica alla Boston University (1987-1998).

McClelland fu consigliere e docente di numerose persone che sarebbero diventate famose nella storia della psicologia: John W. Atkinson, Joseph Veroff, Richard deCharms, Elliott Aronson, e Ralph Haber (Wesleyan University); Norman Bradburn, Salvatore Maddi, Ellen Greenberger, Rudolf Kalin, James Uleman, David Winter, Richard Boyatzis, Sharon Wilsnack, Robert Steele, Abigail Stewart, Jacquelyn Fleming, Richard Davidson, Dan McAdams, Daniel Goleman, John Jemmott (Harvard University).

McClelland conseguì numerosi riconoscimenti accademici e professionali: tra questi ricordiamo il Distinguished Scientific Contribution Award dell'American Psychological Association (APA) nel 1987, il Bruno Klopfer Award della Society for Personality Assessment (SPA), (1998), l’Henry A. Murray Award conferito dalla Divisione 8 dell'APA (attribuito postumo l'anno dopo la sua scomparsa), il Baldwin Medal della Wesleyan University, e il Wilbur Cross Medal della Yale University. Oltre a questi riconoscimenti McClelland ricevette vari diplomi di laurea onorari da parte di diversi istituti, college e facoltà accademiche.

Attivo anche nell'ambito della psicologia istituzionalizzata, egli fu presidente della Eastern Psychological Association (EPA) dal 1964 al 1965 e della New England Psychological Association dal 1967 al 1968, oltre a mantenere il titolo di fellow dell'APA, nell'ambito delle Divisioni Tre (Experimental Psychology) e Nove (Society for the Psychological Study of Social Issues).

 

L'opera di McClelland è legata allo sviluppo delle sue idee sulla MOTIVAZIONE e la PERSONALITÀ, ma anche allo sviluppo di METODOLOGIE DI ASSESSMENT DELLA PERSONALITÀ e di alcune QUALITÀ SPECIFICHE DELLA PSICOLOGIA UMANA.

Egli si occupò di diversi campi applicativi della psicologia, come la salute (ciò che oggi definiremmo il "benessere psicofisico"), il comportamento, la performance organizzativa e la psicofisiologia. Nel corso della sua lunga vita professionale e di ricercatore David McClelland curò e scrisse 16 volumi e oltre 185 articoli e capitoli di libri (in lingua italiana la sua opera è pochissimo conosciuta e, sostanzialmente, non tradotta).

Nel corso delle esperienze che maturò al tempo della Seconda guerra mondiale, McClelland iniziò ad interessarsi alla motivazione, studiando la MOTIVAZIONE ALLA REALIZZAZIONE (achievement) ed unendo il suo rigoroso background in psicologia sperimentale con lo studio della personalità. In questa fase, insieme al suo collaboratore John Atkinson sviluppò un’interessante metodologia per l'interpretazione del TAT di Murray - il TAT Achievement Motive Scoring System - che divenne poi la base di lavoro per lo studio e l'interpretazione di numerose altre variabili di personalità e, in specie, della motivazione. Lavorando nel campo dei QUESTIONARI e dei TEST, egli sottolineò la differenza tra gli strumenti self-report e test quali il TAT, in un tempo in cui l'egemonia era quella delle cosiddette "scale" di personalità, rapide nell’applicazione e facili da elaborare.

 

All'inizio degli Anni Cinquanta, McClelland pubblicò un testo in cui concettualizzò i tre elementi fondamentali dell’essere umano: le motivazioni, i tratti e gli schemi, ma credo che uno dei suoi scritti più noti (o meno ignoti, anche al pubblico italiano) sia “THE ACHIEVEMENT SOCIETY” nel quale riunì il suo interesse di base per la PSICOLOGIA DINAMICA e le MOTIVAZIONI, con l'economia, la sociologia, la storia e le scienze politiche. Altrettanto importanti sono i suoi studi sulle motivazioni al potere e sul collegamento tra la spinta verso l'acquisizione di potere e lo stato di pace o di guerra nelle società.

Un momento decisivo nella vita e nell'opera di McClelland a proposito dello sviluppo del "MODELLO DELLE COMPETENZE" fu quando egli fondò ciò che sarebbe divenuta nota come la società di consulenza, formazione e ricerca McBer & Company, nella città di Boston (1963).

 Di questa società di consulenza – che ha successivamente avuto diversi sviluppi e mutamenti - McClelland fu il direttore per lungo tempo. McClelland impiegò una forma di intervista basata sul concetto di “CRITICAL INCIDENT” di Flanagan, per valutare le competenze (COMPETENCIES) ritenendo che esse potessero predire molto meglio dei test di intelligenza il successo nella performance di lavoro: ma anche rispetto al CONCETTO DI INTELLIGENZA, egli pose l'accento sulla varietà del talento umano, andando oltre l'idea monistica del Q.I. ed anticipando così il lavoro di molti altri come Robert J. Sternberg, Howard Gardner, Peter Salovey e John D. Mayer.

 

Uomo curioso e grande viaggiatore, le sue esperienze in numerosi contesti culturali, unite allo sforzo di definire e di valutare le competenze umane, lo condussero ad innovare le metodologie di assessment e di formazione, studiando a fondo le diverse occupazioni e i diversi ruoli professionali.

 

McClelland andò anche oltre lo studio del singolo individuo, ad esempio impegnandosi nella ricerca di "misure" dello sviluppo socioeconomico.

Infatti, il suo background religioso - Metodista e successivamente Quacchero - lo spinse ad occuparsi di psicologia applicata alla soluzione di problemi reali e sociali. Ad esempio, si impegnò nel realizzare dei seminari di formazione a beneficio dei soggetti alcolizzati, così come nello studio dello stress collegato soprattutto alla motivazione al potere.

Nel 1960, nel corso di un suo viaggio in India, sviluppò uno specifico interesse verso il pensiero orientale e le pratiche della meditazione: ciò appare caratteristico della personalità di McClelland, eclettico e aperto alle innovazioni, sempre incuriosito da ciò che lo circondava ed attratto dalla possibilità di unire la scienza psicologica con la spinta a risolvere problemi concreti, nel migliore spirito americano.

McClelland morì nella città in cui viveva, Lexington, nello stato del Massachusetts, il giorno 27 marzo 1998.

Riprendendo il tema delle motivazioni, McClelland continuò a sviluppare ricerche e riflessioni sui tre elementi motivazionali di base - POWER, AFFILIATION ed ACHIEVEMENT - impegnandosi a individuare degli strumenti che potessero valutare e misurare queste tre componenti della psiche umana, indagando poi ampiamente la leadership.

 

Andrea Castiello d’Antonio

 

Tratto dal libro:

Castiello d’Antonio Andrea, “IL CAPITALE UMANO NELLE ORGANIZZAZIONI. METODOLOGIE DI VALUTAZIONE E SVILUPPO DELLA PRESTAZIONE E DEL POTENZIALE”. Hogrefe, Firenze, 2020.