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MERITOCRAZIA. CI SONO ALTERNATIVE ALLA MERITOCRAZIA?

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Cosa esiste oltre la meritocrazia? Cosa c’è, se non c’è meritocrazia?

C’è la DEMERITOCRAZIA. In tante, diverse forme, ma tutte basate sul riconoscimento di “qualità” – per così dire –che non sono legate alle competenze professionali, alle capacità soggettive della persona, alle skill, che siano “soft” oppure “hard” (umane o tecniche).

Che sia nelle scuole e nelle università, oppure nei luoghi di lavoro, se le prestazioni, le performances delle persone, cioè ciò che sanno, che sanno fare, e che sono – rispetto all’impiego delle qualità psicologiche che l’attività da svolgere richiede – non sono valutate sulla base del merito, allora sono valutate sulla base di altri parametri che non riconoscono il merito. O sono non valutate. O sono valutate in modo casuale.

Insomma. Entra l’arbitrio. La legge del più forte, la manipolazione, la convenienza, l’opportunismo. La consorteria. La clientela. La mafiosità. Il nepotismo. Il carrierismo per cordate. La ricerca della raccomandazione…

La meritocrazia chiama immediatamente a sé il tema della VALUTAZIONE. Ed ecco aprirsi il baratro tipicamente italiano… Chi valuta chi, e perché, con che potere, chi lo controllo, a quali fini, cui prodest? E così via. Con questo semplice (e stupido) meccanismo si possono strumentalmente bloccare interi processi di valutazione del merito in qualunque ambito organizzativo!

Un sistema semplice che ha notoriamente preso il posto della meritocrazia è premiare sulla base degli anni che passano. Più una persona invecchia, più sale nella scala gerarchica… E’ la GERONTOCRAZIA. Semplice ma iniquo e, soprattutto, avulso da qualunque valutazione del merito e delle capacità individuali – vedi il mio articolo “GERONTOCRAZIA UN MUST. MERITOCRAZIA UN OPTIONAL”

https://www.castiellodantonio.it/gerontocrazia-un-must-meritocrazia-un-optional

Non vi è alcun merito nel diventare vecchi o nel trascorrere 40 anni in una amministrazione pubblica invece di 30 o 20. Nessuna teoria psicologica o pedagogica afferma che andando avanti con gli anni, automaticamente, si diventa più bravi!

Facendo un passo indietro, la base imprescindibile della meritocrazia è LA SCELTA DELLE PERSONE. Altro tema che suscita allarme. Uno vale uno? Siamo tutti uguali? Naturalmente no. Ma è incredibile come delle fesserie come queste possano attecchire e sopravvivere nella società degli Anni Duemila. Una società, evidentemente, deficitaria di cultura e di informazione.

Perché la meritocrazia è legata alla valutazione e alla selezione delle capacità professionali e delle qualità psicologiche di chi valuta? Perché soltanto delle persone scelte per merito saranno propense a valutare il merito dei loro collaboratori.

Chi è scelto per parentela, per raccomandazione, perché ha pagato per ottenere il posto di lavoro (!), perché è amico dell’amico, perché conosce l’onorevole Tal dei Tali, perché è il cosiddetto “uomo di fiducia” del boss, e così via, non avrà alcun interesse nel valutare seriamente gli altri, nel riconoscere la bravura di chi lavora con lui, nel far andare avanti i migliori. Tutt’altro: si circonderà di mediocri servitori utili a mantenerlo nel posto in cui è stato miracolosamente collocato.

Alla faccia dell’assessment manageriale, dell’Executive Assessment – vedi il mio articolo “MERITOCRAZIA E DEMERITOCRAZIA NELL'ASSESSEMENT MANAGERIALE”

https://www.castiellodantonio.it/meritocrazia-e-demeritocrazia-nellassessement-manageriale

E’ importante notare che il PRINCIPIO DEL MERITO si deve inserire nella testa delle persone e nella cultura prima possibile nel corso della vita – naturalmente adeguandolo all’età e alle condizioni ambientali. Ciò significa diffondere la cultura del merito nelle scuole, negli sport, nelle università, e quindi nel lavoro, sia pubblico che privato.  Ad esempio, il mondo delle università dovrebbe offrire un esempio di eccellenza su questo aspetto. Ma così non è, come sappiamo molto bene – vedi il mio articolo “UNIVERSITÀ. SISTEMA AUTOREFERENZIALE E “ACCADEMICI DI MESTIERE” https://www.castiellodantonio.it/search/node/universit%C3%A0  

Lo stato di salute della meritocrazia nel nostro magnifico Paese è drammatico – non a caso, qualche tempo fa, vi è stato chi ha parlato di “mignottocrazia” che, dal mio punto di vista, vedrei indicare non solo la specifica attività ma, per estensione, ogni scambio improprio tra chi premia e chi è premiato. E se ancora oggi, Autunno 2022, si deve dibattere sull’opportunità o meno di inserire sistemi e procedure meritocratiche negli ambienti in cui è richiesta una prestazione individuale e/o di gruppo, significa che non si vuole capire che lì ove non si riconosce il merito si lascia campo aperto all’arbitrio, al personalismo, ai ricatti, alla legge del più forte.

 

Andrea Castiello d’Antonio