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Una malattia chiamata “genitori”

Titolo: 

Una malattia chiamata “genitori”

Autori: 
Anne Ancelin Schűtzenberger, Ghislain Devroede
Casa editrice: 
Di Renzo, Roma, 2006.

Il tema comune di questi due volumi - Anne Ancelin Schűtzenberger, Ghislain Devroede, Una malattia chiamata “genitori”, e Anne Ancelin Schűtzenberger, La sindrome degli antenati. Psicoterapia transgenerazionale e i legami nascosti nell’albero genealogico (Di Renzo, Roma, 2005) – è la trasmissione intergenerazionale del disagio psichico e psicosomatico.

Problemi irrisolti, segreti di famiglia e non-detti, interdizioni a sapere e falsi romanzi, doppi legami, psicopatologie conclamate e traumi pesano di generazione in generazione ed incidono sulla mente e sul corpo del bambino che, da adulto, li metterà in scena secondo modalità specifiche, come quelle racchiuse nella cosiddetta sindrome da anniversario.

Nel primo dei due testi, scritto da Anne Ancelin con Devroede, medico chirurgo ed internista, è proprio il corpo del bambino che viene presentato al lettore come sintomo e voce vivente della storia familiare e generazionale. Nel corso della vita, la sofferenza immagazzinata e rappresentata attraverso il soma dà spesso luogo all'esecuzione di infiniti esami medici ed analisi di laboratorio (v. il capitolo Abusi simbolici), mentre il bambino in quanto persona non viene interpellato né ascoltato: una delle numerose modalità che conducono i caregivers a rinunciare alla possibilità di comprendere il suo bisogno di considerazione ed affetto o il suo desiderio di aiutare e guarire i genitori.

Circa la questione dell'abuso sessuale è esplicitamente affermato che il 50% delle donne violentate accusano colonpatia (o colopatia) funzionale e quasi tutte soffrono di anismo, sottolineando la sofferenza generata dall'impossibilità di parlare dei traumi subiti (in analogia con il lavoro di Alice Miller). «Ciò che è traumatizzante sono le emozioni provate e le parole trattenute… secretate di generazione in generazione» (p. 88) e, coerentemente con tale convinzione, Ancelin Schűtzenberger è solita ricostruire la storia del paziente risalendo di molte generazioni (fino a nove). Il limite di questo testo, pur interessante, è quello di essere stato scritto a due mani senza una sufficiente integrazione concettuale tra i due autori, cosa che comporta l'alternarsi di osservazioni gastroenterologiche ad osservazioni psicologiche.

L'orizzonte teorico e metodologico di Anne Ancelin Schűtzenberger è più facilmente apprezzabile consultando il secondo volume qui segnalato, in cui l'autrice segnala pure la propria filiazione scientifico-professionale.

Richiamandosi ai terapisti della famiglia e, in specie, al concetto di lealtà familiare di Ivan Boszormenyi-Nagy e a quelli di cripta e fantasma (N. Abraham e M. Török) è qui definito il punto di vista da lei utilizzato come «contestuale, psicoanalitico, transgenerazionale ed etologico» (p. 55).

Passando quindi sul versante delle tecniche terapeutiche è illustrata l'impostazione, l'uso e gli scopi del genosociogramma nel contesto della pratica clinica sia in terapia individuale che in quella di gruppo. Numerose vignette cliniche consentono all'autrice di illustrare il proprio modo di lavorare ed il suo modo di intendere la trasmissione familiare e la dinamica della famiglia. Un buon apparato di note e bibliografico completo questo bel volume.

E ora due parole su Anne Ancelin Schűtzenberger, nata a Mosca il 29 marzo 1919 e scomparsa a Parigi il 23 marzo 2018) – qui è visibile una sua intervista.

Anne Ancelin Schűtzenberger è stata una attivissima psicologa clinica, psicoterapeuta di gruppo, psicodrammatista e psicoanalista (non ortodossa), allieva di Jacob Levi Moreno e di Françoise Dolto, ha insegnato per molti anni fino ad essere nominata professore emerito all'Università di Nizza. E’ stata cofondatrice della IAGP - International Association of Group Psychotherapy ed è una figura molto nota a livello internazionale anche se in Italia le sue opere non sono affatto state debitamente riconosciute.

La maggior parte dei suoi libri sono stati tradotti in Italia dall’editore Di Renzo di Roma (altri due testi compaiono nelle edizioni Astrolabio).

 

Andrea Castiello d’Antonio

 

Questa è la versione modificata e aggiornata di una mia recensione pubblicata nella rivista PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, numero 4, Volume XLI, 2007