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Männer und Militär. Psychoanalyse der US-Armee als Institution im Zweiten Weltkrieg
Sono trascorsi quasi ottanta anni da quando il famoso psicoanalista Kurt Robert Eissler ha scritto il testo che presentiamo, noto come Manoscritti di guerra e semplicemente codificato con la sigla WAR-MS (war manuscripts).
Queste pagine dal titolo Uomini e militari. La psicoanalisi dell’esercito americano come istituzione nella Seconda guerra mondiale sono il frutto dell’importante lavoro professionale svolto da Kurt Eissler come psichiatra militare dal 1944 al 1946 che ha come centro l’analisi delle dinamiche sociali e degli sviluppi psicopatologici nel mondo militare. Infatti, nel 1943 Eissler si arruolò volontario nei Medical Corps ed ebbe così l’occasione di dirigere un Consultation Service per l’esercito degli Stati Uniti.
Chi ha curato e introduce il testo, Konstanze Zinnecker-Mallmann (psicoanalista a Francoforte sul Meno, curatrice delle opere scelte di Kurt R. Eissler e autrice di diversi saggi pubblicati in riviste di psicoanalisi) narra di quando incontrò Eissler, che aveva allora ottantasei anni, nella sua abitazione di New York, e anche Mario Erdheim, che firma l’ampia e densa Introduzione ai manoscritti di Eissler, inizia le sue riflessioni ricordando di quando incontrò Eissler e sua moglie Ruth a New York negli anni settanta, rimanendo impressionato dall’atmosfera definita viennese e prebellica della sua abitazione.
Il volume è strutturato in trenta capitoli e oltre mille pagine.
Si tratta di un testo impegnativo non solo per l’argomento ma anche per le approfondite analisi che l’autore compie sulla vita psicologica del soldato (il fulcro è, infatti, la vita militare nei corpi di fanteria) e sulle dimensioni concrete e fantasmatiche di quella che è una tra le maggiori istituzioni totali (v. il secondo capitolo: Che cos’è l’esercito) in cui un essere umano può venire inquadrato. Dalle fasi di ciò che, oggi, definiamo socializzazione organizzativa – cioè l’introduzione delle reclute nelle situazioni-base di addestramento (capitoli tre, quattro e cinque) – fino alle modalità di reazione ai gravissimi stress psicofisici (v. in particolare il capitolo ventisei: La morte e l’esercito), passando attraverso riflessioni su come la persona sotto le armi si rappresenta l’umanità e la morte, sulle modalità di assolvimento del compito e sul difficile rapporto con la disciplina.
Alcuni capitoli sono espressamente dedicati alla leadership efficace, ma anche alle molte condizioni di leadership disfunzionale, prendendo in esame il difficile ruolo del comando in condizioni di operatività, mentre risulta senza dubbio interessante, per gli specialisti dell’area clinica, il penultimo capitolo – Militärpsychiatrie – in cui l’autore inizia con una disamina degli esiti dei traumi di guerra sulle persone traumatizzatele con le seguenti parole: “all’inizio della Seconda guerra mondiale, 30.000 veterani della prima erano ancora negli ospedali statunitensi” (p. 986).
Del resto, emerge costantemente la condizione di ambivalenza del soldato rispetto all’istituzione che da un lato lo protegge ma dall’altro lo porta necessariamente a rischiare la vita, insieme alla complessa gestione dell’aggressività, al rapporto con le armi e, più in generale, con le macchine: da qui la paura di essere trasformato egli stesso in una macchina da guerra, in una appendice del fucile, fino alle crisi derivanti dall’essere esposto costantemente alla concreta minaccia alla propria integrità fisica e psichica.
Scorrendo queste pagine, in cui Eissler riporta inevitabilmente anche la propria esperienza di esule, fuggito dal nazismo, le questioni inerenti la sanità mentale e la psicopatologia si intrecciano costantemente, e si è condotti a riflettere su quanto di sano vi sia nel nostro modo di vivere normale, mentre sono presentati casi clinici, esempi di soggetti simulatori, di delinquenti, di eroi…
L’autore conduce il lettore verso un’ampia riflessione sull’essere umano, sulle sue reazioni in condizioni limite e sulle vicende dei conflitti e dell’aggressività in senso generale. Si tratta di uno studio che non ha equivalenti sia per la mole di osservazioni sia per la densità delle riflessioni esposte e che può essere di interesse non solo per chi si occupa di psicologia e psichiatria militare, ma anche per tutti coloro che vogliono approfondire questioni cliniche ed organizzative. Per chi avesse, invece, un interesse specifico circa la vita e l’opera di Eissler questo documento rappresenta un materiale da cui non si può prescindere.
E’ da notare che questo imponente volume in lingua tedesca rappresenta l’unica (ad oggi) pubblicazione dei Manoscritti di guerra di Kurt Eissler: una traduzione dall’americano al tedesco che dobbiamo al lavoro di Monika Noll, alla cura editoriale di Konstance Zinnecker-Mallmanne, e a Mario Erdheim che ha raccolto il materiale direttamente dalle mani di Eissler e che inizia il suo saggio introduttivo dal titolo Radici storiche e biografiche di una nuova teoria delle istituzioni totali rispondendo alla seguente domanda: “perché vale la pena leggere un libro così completo, scritto tra il 1946 e il 1948, che non ha ancora trovato un editore né nei paesi di lingua inglese né in quella tedesca?” (p. 11). Fatto, questo, davvero singolare, viste l’autorevolezza della persona e la quantità di scritti di Eissler che sono stati pubblicati in inglese e tradotti in diverse lingue (anche in italiano) nel corso dei decenni,
Per avere presente chi era Kurt Robert Eissler si deve ricordare che nacque a Vienna il 2 luglio del 1908 e che la sua vita si è conclusa a Manhattan, all’età di novanta anni, il 17 febbraio 1999 – v., tra i tanti, il necrologio scritto da Clifford Yorke, “In Memoriam: Dr. K. R. Eissler, 1908–1999”. The Psychoanalytic Study of the Child, 55, 1, 4-6, 2000. Sarà qui sufficiente richiamare la sua opera di custode dei Freud Archives presso The Library of Congress di Washington e alcuni dei suoi lavori meno noti al pubblico italiano: The Psychiatrist and the Dying Patient, (1955) Leonardo da Vinci: Psychoanalytic Notes on the Enigma (1961) e l’opera in due tomi Goethe: A Psychoanalytic Study (1963), mentre la sua vera e propria devozione a Freud e alla sua eredità (Jeffrey Moussaieff Masson lo definì “il papa dell’ortodossia freudiana”) è testimoniata dal lavoro che dedicò alle vicende che videro il padre della psicoanalisi confrontarsi con la vita, l’opera e infine il suicidio di Viktor Tausk: Talent and Genius (1971).
Andrea Castiello d’Antonio
Questa recensione è stata pubblicata sul numero 107 di Novembre 2023 della rivista Qi – QUESTION I E IDEE IN PSICOLOGIA – Hogrefe Italia