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L'inconscio al lavoro. Stress individuale e organizzativo nei servizi alla persona

Titolo: 

 L'inconscio al lavoro. Stress individuale e organizzativo nei servizi alla persona

Autori: 
A. Obholzer, V. Zagier Roberts (a cura)
Casa editrice: 
Etas Libri, pp. 220, Milano 1998

Il volume (edizione in lingua inglese: Routledge. London & New York, 1994), nasce dall’esperienza consulenziale del gruppo di lavoro nato nel 1980 nell’ambito del Tavistock Clinic Consulting to Institutions Workshop, un team nel quale spiccano, oltre ai due curatori, Jon Stokes e l’italiana (da molti anni residente in Gran Bretagna) Francesca Cardona.

I temi trattati risultano di sicuro interesse per tutti coloro che vivono nelle - o trattano con le – istituzioni di assistenza e di cura collocate sul territorio: le numerose case histories (pur se tutte relative all’esperienza anglosassone) sono facilmente riconducibili alla nostra realtà sociale, professionale ed assistenziale per il fatto basilare che trattano dei grandi temi di fondo delle dinamiche inconsce nelle istituzioni e - in particolare - delle problematiche relative alle relazioni di aiuto e al rapporto con la sofferenza fisica e l’angoscia.

Alcuni riferimenti al mondo della scuola arricchiscono le tematiche in merito alle relazioni “intergruppo” genitori, insegnanti ed allievi.

Il contesto nel quale si colloca la riflessione fa riferimento al crescente stress e alle pressioni che convergono verso gli operatori della salute mentale (non meno che verso coloro che si occupano dell’educazione e dell’insegnamento), ed alla conseguente necessità di poter disporre di un management non solo competente, ma anche consapevole delle dinamiche interpersonali e di gruppo che scorrono, nascoste, tra i meandri delle relazioni professionali.

Nel primo capitolo è in sintesi ripercorso lo sviluppo della consulenza organizzativa ad orientamento psicoanalitico, così come fu vissuta dai referenti del Tavistock Institute londinese: rispetto al “tema delle origini”, nella letteratura sono reperibili vari flash, ad esempio ad opera di Harold Bridger, persona eccezionale che ho avuto il piacere di conoscere di persona, insieme a Manfred Kets de Vries.

I tredici capitoli che costituiscono l’opera trattano tutti, in varia misura e da diversi punti di vista, temi centrali quali: i tentativi di evitamento del dolore e dell’angoscia, con particolare riguardo ai meccanismi di negazione e di scissione, e la fatica dell’edificazione della posizione depressiva; le relazioni tra autorità, potere, leadership e followership; l’analisi della realtà organizzativa (compiti, responsabilità, confini funzionali e stile di management) nell’ambito del “compito impossibile” affidato ai professionisti dell’assistenza e della cura; la necessità di imparare a gestire l’ansia, in tutte le sue dimensioni e manifestazioni, tra ideali e difese, attese e pretese; la situazione che potremmo chiamare del “dipendente designato”, nel contesto di climi organizzativi caotici, conflittuali, bloccati in dilemmi ai quali non pare esserci risposta, o pressati da richieste a fronte delle quali nulla sembra possa essere sufficiente a calmare le attese.

E’ infine richiamato il contributo (più che mai attuale) della teoria kleiniana e del lavoro di Bion sui gruppi, nell’ambito della visione dei sistemi aperti e dinamica dell’organizzazione, così come le esperienze maturate nel contesto del Grubb Institute.

Il volume si apre con un’interessantissima intervista condotta da Andrea Farinet a Luigi Pagliarani (datata settembre 1998) e si chiude con un capitolo di Daniela Patruno centrato sul resoconto di quattro interessanti casi di consulenza in imprese italiane realizzati tra il 1995 e il 1998.

 

Andrea Castiello d’Antonio