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Lezioni a Harvard

Titolo: 

Lezioni a Harvard

Autori: 
Anna Freud
Casa editrice: 
Raffaello Cortina Editore, 1991. Pp. XIV + 115, Euro 14,80

Nel 1952 Anna Freud fu invitata a tenere un ciclo di conferenze specificatamente rivolto agli studenti (circa un centinaio) all'interno dei seminari tenuti da Sears sul tema dello sviluppo infantile. Patrocinato  dal Radcliff College, dal Department of Social Relations e dal Laboratorio  della Facoltà di Pedagogia, prese corpo la serie di nove lezioni tenute presso l'Università di Harvard; registrate e trascritte con la supervisione di Joseph Sandler, questi piacevoli discorsi vengono ora presentati al pubblico italiano, nello stesso anno della loro pubblicazione in inglese.

Anna Freud espone i principali temi della psicologia psicoanalitica infantile con un linguaggio semplice e chiaro, alternando alcuni ricordi personali alle risposte sollecitate dai quesiti posti dall'uditorio. L'articolazione delle lezioni segue uno schema classico: la  prima è dedicata all'Inconscio ed è arricchita da una nota in cui Anna Freud sottolinea la caratteristica di funzioni dell'Io, dell'Es e del Super‑ Io, in contrasto con coloro i quali avevano accusato la psicoanalisi di una personificazione del tipo santa trinità.

Ai genitori sono dedicati numerosi passi e forti richiami alle loro responsabilità e all'uso del loro "potere" sui figli, accompagnati da esemplificazioni e dalla discussione critica di taluni stravolgimenti pseudo-sociologici delle indicazioni psicoanalitiche che hanno determinato numerosi problemi di educazione (più precisamente, di educazione delle pulsioni); un intero capitolo, l'ultimo, è intitolato ai divieti e alla permissività nell'educazione del fanciullo, e qui si evidenzia il ruolo dell'angoscia “il miglior alleato dei genitori” (p. 95) per la possibilità di influire sul bambino (ma anche un pericoloso alleato): “se, da un lato, la modificazione delle pulsioni è garante della salute della società, dall'altro costituisce una minaccia per la salute mentale dell'individuo” (p. 103).

Particolarmente completo e ben strutturato mi sembra essere l'esame del periodo di sviluppo che va dalla fase di latenza al momento adolescenziale, integrato da alcune rapide digressioni sull'esibizionismo, sull'aggressività e sull'ambivalenza.

Lungi dall'intenzione di voler fornire ricette adatte ad educazioni ideali dei bambini, ciò che emerge infine dalle lezioni della figlia di Sigmund è l'ineluttabilità dei conflitti tra le diverse istanze della personalità, che qualunque tipo di ambiente, di sviluppo psicosessuale e di pedagogia non potranno eliminare.

L'attenzione si sposta dunque non tanto sull'uso di tale o talaltro meccanismo di difesa, quanto sui metodi di volta in volta utilizzati per far fronte ai conflitti: ciò che oggi potremmo forse definire la qualità delle difese attivate e la tipologia delle soluzioni adottate. E ‑ come dice Anna Freud giunta a questo punto della narrazione – “questa è la fine del corso” (p. 115).

 

Andrea Castiello d'Antonio

 

Questa recensione è stata pubblicata nel 1992 sulla rivista GIORNALE ITALIANO DI PSICOLOGIA

Editore Il Mulino, Bologna. https://www.mulino.it/riviste/issn/0390-5349.

 

Sull’opera di Anna Freud vedi il mio saggio ATTUALITA’ DI ANNA FREUD, nel volume L'utopia del possibile. Anna Freud tra pedagogia e psicoanalisi, a cura di Anna Grotta e Paola Morra. Edizioni Pendragon, Bologna, 2017, Pagine 286, Euro 22,00.