Per appuntamento
La seduta può essere svolta presso il mio studio oppure online tramite videochiamata.
La seduta può essere svolta presso il mio studio oppure online tramite videochiamata.
Sigmund Freud, Eugen Bleuler. Lettere. Edizione integrale, 1904-1937
Questo importante carteggio è stato pubblicato in lingua tedesca nel 2012 con il titolo Ich bin zuversichtlich, wir erobern bald die Psychiatrie e oggi vede la luce in traduzione italiana come secondo volume della collana Carteggi Freudiani dell’editore romano Alpes, a cura dagli psicoanalisti Mario Bottone, Riccardo Galiani e Francesco Napolitano. Il primo volume della neonata collana è stato dedicato alla traduzione integrale del dialogo epistolare tra Sigmund Freud e Karl Abraham, e anche in quel caso si è trattato della prima traduzione italiana del testo (Sigmund Freud, Karl Abraham, Lettere 1907-1925. Edizione integrale. Alpes Italia, Roma, 2024, pp. XIV+660, € 44,00 – l’edizione tedesca è del 2009).
Sono numerosi gli spunti di interesse di questo nuovo carteggio il cui contenuto potrà interessare non solo gli analisti e gli psicologi clinici ma anche gli psichiatri, stante la statura dell’interlocutore di Freud: Eugen Bleuler (1858-1939), famoso docente di psichiatria, pioniere degli studi sulle psicosi (vedi l’elaborazione di concetti come ambivalenza e autismo), e direttore dell’Ospedale Cantonale e della Clinica Psichiatrica Universitaria di Zurigo, il Burghölzli.
Per Freud, Bleuler rappresentava – come e forse più di Jung – una pedina decisiva nello sviluppo del Movimento Psicoanalitico Internazionale e della psicoanalisi come scienza. Nella prima lettera riportata nel testo, del 21-9-1904, Blueler scrive: “al Burghölzli siamo degli ammiratori entusiasti della teoria freudiana in psicologia e in patologia” (p. 3) e, a partire da qui, le consecutive, numerose e reiterate insistenze di Freud affinché Bleuler aderisse all’International Psychoanalytic Association (IPA) e successivamente, una volta associatosi, non rassegnasse le dimissioni. Ma il corso degli eventi andò contro le attese freudiane e negli scambi di lettere tra i due si possono leggere passaggi forti e financo polemici, accuse reciproche, e strenue difese del proprio punto di vista, come nel seguente passo di Freud: “mi serve a poco che Lei mi dà ragione dal mio punto di vista e al tempo stesso ha sempre ragione dal suo, senza che i nostri rispettivi punti di vista si avvicinino l’uno all’altro” (p. 44).
Freud giungerà a chiedere a Bleuler a quali condizioni potrebbe aderire all’associazione, comprese delle modifiche da apportare alla missione stessa della società, ma Bleuler rispose “Lei comprenderà che in questo momento non pongo nessuna condizione per quanto riguarda una modifica dell’Associazione” (p. 47).
Da dove nasce tutto questo?
Bleuler legge e studia attentamente gli scritti che Freud via via produce, ma inizia ben presto a sollevare qualche obiezione, ad esempio scrivendo che a lui mancano delle evidenze, delle prove, dei fatti che possano sostenere al meglio le idee freudiane. Nonostante ciò, Bleuler scrive e pubblica nel 1910 un saggio “apologetico” (definizione di Freud stesso) sulla psicoanalisi: si tratta di Die Psychoanalyse Freuds: Verteidigung und kritische Bemerkungen, tradotto in italiano come La psicoanalisi di Freud (Editrice La Scuola, Brescia, 2011) – si tratta della stessa casa editrice che, nel 2014, ha tradotto Il trattato di psichiatria, sempre di Eugen Bleuler, con le sue oltre mille pagine, precedentemente tradotto e pubblicato nella collana Biblioteca di Psichiatria e Psicologia Clinica dell’editore Feltrinelli (Milano, 1967).
L’altra grande opera di Bleuler, tradotta in italiano nel 1985, è Dementia praecox o il gruppo delle schizofrenie (NIS – La nuova Italia Scientifica, Roma; nuova edizione, Polimnia Digital Editions, Sacile (PN), 2023; l’edizione tedesca, Dementia praecox oder Gruppe der Schizophrenien è del 1911 ed è stata ristampata undici anni fa dall’editore Psychosozial Verlag).
Tornando al carteggio, diversi sono i punti in cui i due uomini faticano a capirsi, tant’è che, quando Bleuler invia la sua recensione al lavoro di Freud su Schreber, lo stesso aggiunge “se desidera che non venga pubblicata, allora lasciamo perdere, sebbene elaborandola vi ho riversato un po’ di libido. Se Lei non la rigetta completamente, la prego allora di fare le Sue correzioni” (p. 60). Nella stessa lettera (del primo gennaio 1912) Bleuler riprende il tema dell’adesione alla Associazione Internazionale definendo ancor meglio il proprio punto di vista: “un’associazione di questo tipo è nociva. Anziché aspirare a ottenere il maggior numero possibile di punti di contatto con le altre scienze e gli altri scienziati, si è chiusa a riccio, isolata dal resto del mondo, ferendo amici e nemici” (p. 60). In lettere successive Bleuler protesterà con Freud in relazione alle resistenze alla psicoanalisi che egli manifesterebbe, sottolineando che le sue idee possono nascere, semplicemente, da un diverso punto di vista strettamente scientifico. E, infatti, il confronto tra i due uomini si articola spesso sotto forma di visioni davvero diverse se non difficilmente conciliabili: non solo la visione della etiologia sessuale delle psiconevrosi – la Sexualtheorie che tanto scalpore suscitò negli ambienti accademici e medici dell’epoca – ma anche la stessa dimensione-natura della sfera inconsapevole e la determinazione nosografica di alcune importanti patologie di natura psicotica.
Bleuler si spinge a criticare apertamente sia gli articoli che sono pubblicati sullo Jahrbuch der Psychoanalyse (si dimetterà dal ruolo di coeditore della rivista) affermando “se fossi io il capo pretenderei dagli autori una brevità molto maggiore e una ancor più grande limitazione su molti altri aspetti. Ci sono troppe cose che non dicono nulla ed anche troppe che dicono troppo poco… L’Incesto di Rank… contiene una quantità spaventosa di dettagli che però non centrano l’obiettivo… Pessimo ritendo il piccolo lavoro della signora Von Hugh-Hellmuth. In tutto il saggio non è contenuta la minima ombra di una prova… Adler l’abbiamo visto qui al Congresso di psicoterapia…la sua protesta virile e la sua inferiorità d’organo sono delle brutte esagerazioni di fatti reali” (pp. 78-79).
Affascinante il passaggio in cui Bleuler chiede aiuto a Freud per interpretare alcuni propri sogni, così come lo scambio di vedute sulla sessualità infantile, sul pensiero di Kraepelin, sugli studi che andava conducendo il primo assistente del Burghölzli, Carl Gustav Jung, sulla psicoanalisi come arte – “la psicoanalisi non è né una scienza né uno strumento; non la si può insegnare come d’abitudine. È un’arte, che dev’essere innata e che può essere solo sviluppata” (p. 15) – ma siamo ancora al 1905, agli inizi della corrispondenza. Già cinque anni dopo le lettere introducono il lettore al confronto serrato tra i due uomini (vedi lo scambio dell’ottobre 1910 e una risposta di Freud che addirittura seziona il suo testo in paragrafi al fine di reagire in modo più puntuale alle osservazioni di Bleuler) e così progressivamente si sviluppa il contrasto sulla natura della Associazione Psicoanalitica Internazionale (di cui si è detto sopra) e su molti altri temi.
Verso gli ultimi anni emergono delle definizioni più precise e definitive circa le divergenze di visione e di pensiero tra i due uomini nel momento in cui Freud stesso afferma di praticare da decenni esclusivamente il trattamento psicoanalitico mentre Bleuler opera come psichiatra. Nonostante tutto, nella missiva del 17 febbraio 1925, Bleuler ribadisce la sua ammirazione verso Freud: “ritengo sempre che ciò che Lei ci ha insegnato costituisca il progresso più grande che la psicologia abbia mai fatto da quando essa viene condotta in modo scientifico” (p. 106). Un anno dopo, in occasione del suo settantesimo compleanno, Freud risponderà in modo altrettanto amichevole commentando lo scritto di Bleuler in cui commemora l’anniversario: “sono stato davvero contento che mi abbia fatto ricordare in questo modo la nostra antica fratellanza d’armi… Quel po’ di distanza che Lei mantiene verso l’analisi accresce ancora di più il significato delle Sue affermazioni” (p. 108). E, dieci anni dopo: “Nel suo ottantesimo compleanno rendo con ammirazione omaggio al grande scienziato che ha dischiuso al mondo l’oscuro cammino verso le profondità dell’anima. Bleuler” (p. 119).
Il carteggio tra i due uomini conta 78 lettere di cui 55 di Breuer e 23 a firma di Freud; in realtà, si tratta di un esiguo numero di lettere se si confronta questo carteggio con quelli tra Freud e Abraham e tra Freud e Ferenczi, e il motivo sta nel fatto che molte lettere (soprattutto di Freud) sono andate perse. Nonostante ciò, si tratta di un documento di grande interesse, peraltro arricchito dalle due introduzioni – una a firma dei tre curatori italiani, l’altra di Tina Joos-Bleuler (figlia di Manfred Bleuler, il figlio primogenito di Eugen Bleuler) che è posta all’inizio dell’edizione tedesca. Al termine del testo sono collocate le seguenti sezioni: le Abbreviazioni, i Riferimenti bibliografici e le Notizie biografiche in cui sono tratteggiate le principali figure nominate nelle lettere (qui si notano le poche righe dedicate a Sándor Ferenczi in confronto all’ampiezza di informazioni con cui si delinea il profilo di Otto Rank).
Andrea Castiello d’Antonio
Questa recensione è stata pubblicata il 29 MAGGIO 2025 nel sito web
PSYCHIATRY ON LINE - ITALIA