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Leadership militare: il problema della valutazione

Come ha scritto Otto Friedmann Kernberg uno dei maggiori psichiatri e psicoanalisti viventi “scegliere dei buoni leader è uno dei compiti più importanti di tutte le organizzazioni”.
Se scegliere dei manager e dei leader adeguati al compito ed alle responsabilità è importante nel mondo delle organizzazioni private e pubbliche, ciò diviene fondamentale nel mondo militare ove, con le parole di uno studioso della leadership tossica in ambito militare, George E. Reed, nel suo libro Tarnished (Potomac Books, University of Nebraska Press, 2017) “un cattivo sergente è un problema, ma un cattivo generale è una catastrofe” – vedi la mia recensione qui https://www.castiellodantonio.it/tarnished-toxic-leadership-us-military .

Come ho di recente sottolineato (Castiello d'Antonio, A. “Nella mente dei soldati”. Psicologia Contemporanea, 253, 68-73, 2016) troppo spesso le origini della psicologia militare sono ancora oggi sbrigativamente identificate con l’utilizzazione delle batterie dei test collettivi nel corso della prima guerra mondiale da parte delle forze armate statunitensi: i test Army Alpha e Army Beta.

In realtà, già nel XIX Secolo furono elaborati dei sistemi di screening mentale per le forze armate, mentre con la Guerra di Secessione sono venute alla ribalta numerose forme di addiction e un’ampia varietà di psicopatologie causate dai traumi bellici. Un argomento che esploderà nel vero senso della parola con la Grande Guerra, dando vita a ciò che gli psichiatri definirono la shell-shock syndrome e che fu discusso anche nel corso del V Congresso Internazionale di Psicoanalisi (Budapest, 28 e 29 settembre 1918) sotto il titolo di Kriegsneurosen (nevrosi di guerra).

Sono numerose ed articolate le esperienze maturate nel corso della prima guerra mondiale, una fase storica che, di fatto, ha segnato la nascita della psicologia militare, ma è nel corso del secondo conflitto mondiale che sono state recuperate e maggiormente elaborate tutte le esperienze e le conoscenze sviluppate in precedenza, ampliando lo spettro degli interventi e differenziandone le tipologie.

Leadership Militare: la valutazione psicologica

Nel mio contributo al volume “Guerra e scienze della mente in Italia nella prima metà del Novecento”, curato da Dario De Santis (Aracne, 2020)  scrivo proprio della valutazione psicologica in ambito militare, cioè della psicodiagnosi militare, un ambito in cui confluiscono diverse aree di conoscenza psicologica. La psicologia militare è posizionata in modo contiguo rispetto alla psichiatria militare e, da tale punto di vista, è auspicabile che l’interscambio tra professionisti di area “Psy”, siano essi psicologi o medici, divenga sempre più intenso e stretto. Molti sono stati i cambiamenti da allora ad oggi, nel corso del secolo che ci separa dalla prima guerra mondiale. Ad esempio, è sempre più importante prestare attenzione all’ambiente dal quale proviene il militare, quindi la situazione socioculturale e familiare di origine, il nucleo familiare attuale e la qualità della vita che si sperimenta nei contesti istituzionali delle diverse forze armate. In tale quadro di insieme, la tematica della leadership e della followership continuerà a occupare un posto predominante, ma è sulla prima dimensione che si centra l’attenzione maggiore.

Sono stati pubblicati diversi resoconti in cui il fallimento di operazioni militari è stato definitivamente attribuito non a cause oggettive né a tematiche tattico-strategiche o relative alle forze in campo e agli armamenti, bensì al modo di pensare del comandante in capo, alla qualità delle sue decisioni, alla stabilità del suo umore nelle fasi maggiormente critiche di conflitto.

Del resto, una delle metodologie ancora oggi più usate nella valutazione delle qualità manageriali è proprio nata al fine di selezionare al meglio gli ufficiali, localizzata in Germania, nell’ampio periodo che è compreso tra le due guerre mondiali: l’Assessment Center. La data precisa di avvio della metodologia sembra essere il 1923, sulla base dei report pubblicati e di fonti diverse ma convergenti. Fu in quel contesto che emerse il problema della scelta e selezione degli ufficiali dell’esercito adottando criteri diversi da quelli allora consueti e utilizzati praticamente in tutta Europa: la discendenza di casta nobiliare, di famiglia e di rango militare. Infatti, gli ufficiali reclutati con tale modalità, ed esaminati sulla base di conoscenze teoriche, storiche e di tecnica militare, non fornivano prova di riuscire a tenere il ruolo, soprattutto durante le fasi attive della vita militare, segnatamente quelle di combattimento. In sostanza, si evidenziò "sul campo" (di battaglia) l'inadeguata scelta degli ufficiali effettuata tramite esami di genere classico svolti da asettiche commissioni militari.

Della tematica ampia e complessa della valutazione delle qualità manageriali tratto diffusamente nel mio libro “L’assessment delle qualità manageriali e della leadership. La valutazione psicologica delle competenze nei ruoli di responsabilità organizzativa” (FrancoAngeli, Milano, 2013) 

 

Andrea Castiello d’Antonio