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La diagnosi psicoanalitica (II edizione)

Titolo: 

 La diagnosi psicoanalitica (II edizione)

Autori: 
Nancy McWilliams
Casa editrice: 
Casa editrice: Astrolabio, Roma, 2012

Questo è uno dei pochi testi che si occupano in modo esplicito e ampio della psicodiagnosi secondo la prospettiva psicoanalitica (la prima edizione di Psychoanalytic Diagnosis, è stata pubblicata nel 1994 dall’editore Guilford, New York & London; la seconda nel 2011).

La stessa autrice – vedi il suo sito web https://nancymcwilliams.com/ - introducendo il suo lavoro, fa alcuni cenni sintetici ai testi che, dal suo punto di vista, possono affiancarsi al suo e tra tutti quelli indicati, soltanto “The Psychiatric Interview in Clinical Practice”, di MacKinnon & Michels (1971) è posto sullo stesso piano – da notare che è apparsa recentissimamente l’edizione aggiornata e riveduta di questo importante volume sul quale hanno studiato intere generazioni di clinici nordamericani -. Altre opere sono da McWilliams giudicate datate, come il famoso “Trattato” di Otto Fenichel, oppure di interesse ma non centrate sull’oggetto specifico (come il noto lavoro di Harry Stack Sullivan sul colloquio psichiatrico) – ma vedi la IV edizione del classico “Psychodynamic Psychiatry in Clinical Practice”, di Glen O. Gabbard (2005) -.

Il tema pone subito alcuni quesiti di base: è lecita e/o opportuna la diagnosi psicologica in psicoanalisi e, per estensione, nell’ambito delle psicoterapie analitiche o dinamiche?

Esiste una conoscenza psicoanalitica sufficientemente sistematizzata da poter fare da sfondo al processo diagnostico?

Quali sono le implicazioni positive e negative sul futuro della cura che una diagnosi iniziale può innescare?

Si deve innanzi tutto porre la diagnosi nell’ambito delle operazioni di assessment psicologico implicite e/o esplicite effettuate dai clinici, con l’obiettivo di ottenere un quadro della struttura della personalità del soggetto. Tale è il fine – e non potrebbe essere altrimenti – della diagnosi psicoanalitica: la valutazione della struttura della personalità.

Molti e differenziati sono i paradigmi teorici che possono essere utilizzati allo scopo.

La diagnosi analitica può dunque essere posta sulla base dei differenti livelli evolutivi di sviluppo-struttura della personalità – tematica alla quale McWilliams contribuisce con idee originali – e in considerazione del livello – ‘primitivo’ o ‘secondario’ – dei meccanismi di difesa dell’Io.

In un’ottica più specifica, l’opera di McWilliams affronta i diversi ‘tipi di organizzazione del carattere’, considerandone 7 aspetti:

 

  • Le pulsioni, l’affettività ed il temperamento.
  • Le operazioni di adattamento e di difesa dell’Io.
  • I modelli di relazione oggettuale, interiorizzati.
  • L’esperienza di sé e le modalità di sostegno dell’auto-stima.
  • Le conseguenze transferali e contro-transferali delle rappresentazioni di sé e degli altri.
  • Le implicazioni per il trattamento.
  • Alcune considerazioni sulla diagnosi differenziale.

 

In tale prospettiva il concetto di diagnosi psicoanalitica si declina come un vero e proprio tentativo di conoscere e comprendere il paziente nel suo stato attuale e in vista del suo divenire all’interno del processo terapeutico.

Nove tipologie di personalità sono individuate in modo specifico nelle loro caratteristiche psicopatologiche ed alla fine del testo è proposta una “Scheda del colloquio diagnostico” che contempla le seguenti aree: Dati demografici – Problemi attuali e loro insorgenza – Storia personale (differenziata in: Prima infanzia e fanciullezza / Latenza / Adolescenza / Età adulta) – Presentazione attuale (Stato mentale) – Argomenti conclusivi – Deduzioni.

Sulle tematiche affrontate dalla McWilliams ho svolto diversi seminari nel corso del tempo e ho notato che vi è un grande interesse verso una migliore comprensione iniziale del paziente secondo l’ottica psicodinamica. E’ dunque da augurarsi che tale interesse possa produrre ulteriori frutti.

 

Andrea Castiello d’Antonio