CONTATTAMI

Per appuntamento

La seduta può essere svolta presso il mio studio oppure online tramite videochiamata.

* campo obbligatorio

CAPTCHA
Questa domanda è un test per verificare che tu sia un visitatore umano e per impedire inserimenti di spam automatici.

L’ETA’ DELLO SMARRIMENTO

Titolo: 

L’ETA’ DELLO SMARRIMENTO

Autori: 
Christopher Bollas
Casa editrice: 
Raffaello Cortina, 2018. Pp. 244, Euro 15,00.

Questo nuovo libro di Bollas arriva dopo molteplici lavori importanti, una buona parte dei quali è stata tradotta in italiano. Il testo che si avvicina maggiormente a questo sull’età dello smarrimento è Il mistero delle cose (Raffaello Cortina, 2001), imperniato sulle possibilità di profonda conoscenza che permette l’ottica psicoanalitica; ma anche ne L’ombra dell’oggetto. Psicoanalisi del conosciuto non pensato (Raffaello Cortina, 2018) l’autore affronta tematiche in qualche misura simili o, comunque, collegate e interconnesse.

Anche se questo lavoro di Bollas può sembrare essere soltanto un saggio di psicologia della politica, in realtà le considerazioni proposte dall’autore si applicano all’intero mondo delle relazioni sociali, istituzionali ed organizzative, sia nel micro, sia nel macro (cioè tra stati). L’autore dichiara di essersi interessato all’argomento sulla base di almeno tre eventi sociali avvenuti di recente che sono l’ascesa di Donald Trump e di Marine Le Pen, e la Brexit, ripercorrendo a grandi linee - con l’ottica dello psicoanalista interessato ai fenomeni sociali - l’iter che Europa ed Americhe hanno compiuto dai tempi della Grande guerra ad oggi.

Bollas prende in esame alcune delle patologie individual-sociali oggi più diffuse. Tra queste, la tendenza a eliminare o sottostimare le differenze e le priorità, indicate come l’omogeneizzazione e l’orizzontalismo, ma anche la visuofilia, cioè la tendenza a non riflettere sulle cose, limitandosi ad una sorta di pseudo-pensiero riflesso, rispondente. Nell’ambito di tali fenomeni emergono categorie di individui (tristemente) ben noti nella clinica psicologica: il borderline, il paranoico, il normopatico (o normotico). Categorie che spesso rimandano a vite vissute in modo turbolento, situazioni frammentate, effetti disorganizzanti di traumi infantili, adolescenze senza riferimenti e senza guida che portano di frequente le persone a muoversi, successivamente, nella vita in modo impulsivo e violento. Tali soggetti possono però rimanere “coperti”, nascosti allo sguardo, fino a che raggiungo posizioni di visibilità: ecco allora manifestarsi gli esiti delle “trasmissioni maligne che, da stati disturbati della mente, diventano assiomi sociali” (p. 195).

Il sottotitolo di questo lavoro di Bollas è Senso e malinconia: come dire che è necessario dare un senso a ciò che vediamo e viviamo, e che tale operazione può comportare un sottile ma pervasivo senso di malinconia. Malinconia per ciò che potrebbe essere (nel mondo del lavoro: ambienti sani, capi rispettabili, colleghi motivati, collaboratori disponibili) e che spesso non è. Ma per comprendere è necessario interrogarsi e “talvolta, può rivelarsi piacevole allontanare la fastidiosa presenza dei significati multipli che, al pari di migranti indesiderati, affollano la mente” (p. 173). Ciò che l’autore definisce psicofobia sta bene a rappresentare la fuga dall’introspezione e dall’interrogare se stessi che contraddistinguono il nostro mondo velocizzato, tecnocratico, dominato da un lato dai “mercati” e dall’altro dal digitale il cui uso (poco accorto) non lascia il tempo per pensare.

Eppure considerare gli aspetti non proprio e totalmente sani delle persone non vuol dire patologizzare la società o il mondo del lavoro; rappresenta, invece, l’unica strada percorribile per invertire la rotta e riprendere in mano quel po’ di “normalità” che il normopatico copre sotto una sottile ma impenetrabile coltre di apparente perfetto adattamento.

Bollas, nei quindici capitoli di questo libro, compie un excursus che copre un secolo e mezzo, partendo dall’osservare il clima euforico che condusse l’Europa al primo conflitto mondiale e seguendo le vicissitudini della mente individuale e sociale da quel momento fino ad oggi: oggi, cioè un tempo scandito da un altro genere di euforia, collegato al potere della tecnologia e della realtà virtuale. Un situazione in cui, ancora una volta, l’esplorazione del mondo interiore sfuma in secondo piano. Leggendo questo libro di Bollas viene in mente un testo di molti anni fa, Sindromi psicosociali. La psicoanalisi e le patologie sociali (Raffaello Cortina, 1999) di Giuseppe Di Chiara che approfondisce numerosi aspetti della dimensione sociale del disagio psichico.

Andrea Castiello d’Antonio