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IL MANAGER IN CRISI E LA PSICOTERAPIA (terza parte)

manager in crisi

Per capire le difficoltà emotive che il “manager in crisi” può incontrare nel decidersi ad intraprendere un cammino di tal genere è necessario ritornare alle caratteristiche salienti e diffuse in tale popolazione.

Si è detto della tendenza al pragmatismo ed alla rapidità nell'utilizzo del tempo che contraddistinguono, in genere, i manager e i leader.

Pur rischiando di delineare qui una sorta di stereotipo del manager in crisi, a tali due caratteristiche se ne devono aggiungere delle altre, non meno importanti.

Nel momento in cui ci si confronta con tali persone si ha in genere di fronte qualcuno che è abituato a ragionare in termini lineari del tipo: C'È UN PROBLEMA DA RISOLVERE E VA RISOLTO CON LE MODALITÀ OPERATIVE CONNATURATE DA EFFICIENZA ED EFFICACIA.

Un aspetto importante in tale contesto è rappresentato dalla dimensione dei costi e dei tempi, e del conseguente elemento del miglior rapporto costi-risultati.

Le risorse personali - ad esempio, il proprio tempo – che si è disponibili a mettere in campo devono dare un risultato tangibile, preferibilmente visibile fin dalle prime battute e strettamente finalizzato all'obiettivo che si intende raggiungere.

Tale modalità di vivere il lavoro – si tratta di una modalità che è tipica del management operativo aziendale – tende, dunque, a riversarsi anche nella ricerca delle modalità e delle tipologie di aiuto che si intende individuare: chi ha esperienza di tale genere di (potenziali) pazienti sa bene che nel corso del primo o dei primi colloqui sono poste una lunga serie di domande finalizzate a capire nel modo più preciso e concreto che cosa il terapeuta si prospetta di fare.

Del resto, non si deve nemmeno dimenticare il caos che regna nel mondo della psicoterapia, con scuole, modelli, o più spesso “brand” ed etichette che disorientano qualunque paziente potenziale in cerca di aiuto. Ne ho parlato diffusamente nel mio libro Scegliere lo psicoterapeuta. Una guida per pazienti e terapeuti (Hogrefe, Firenze, 2022) https://www.castiellodantonio.it/libri

 

 Una sorta di PROGRAMMA TERAPEUTICO di cui il manager in crisi sente necessità di prendere subito cognizione anche perché un ulteriore elemento della sua personale psicologia è rappresentato dall'orientamento al controllo.

Si potrebbero qui ricordare quelle che una volta erano considerate le quattro funzioni per eccellenza dei manager d'azienda: LA PROGRAMMAZIONE, LA SUPERVISIONE, IL COMANDO, IL CONTROLLO.

Al fondo di tale percorso attuativo vi è, naturalmente, il raggiungimento del risultato.

Sicuramente vi è parecchia differenza tra il potenziale cliente che approccia lo psicoterapeuta avendo già bene in mente quale sia il suo problema e di cosa ha bisogno – cosa che induce spesso un atteggiamento sbrigativo del tipo “Mi dica se lei è capace di darmi ciò che mi aspetto!” – rispetto a chi si sente disorientato e confuso, e va alla ricerca di un affidabile punto di aggancio per potervi riannodare la propria vita momentaneamente spezzata.

Ciò che una volta veniva denominato esaurimento nervoso sembra oggi aver assunto la denominazione (altrettanto vaga e inutile ai fini di comprensione e di cura) di stress, ed è quindi abbastanza facile incontrare persone in crisi che si presentano proponendo tale etichetta per designare le proprie difficoltà.

Naturalmente, SOTTO L'ETICHETTA DI STRESS - parola ormai entrata nell'uso comune, come un tempo i giovani dicevano “Sto in paranoia!” per designare uno stato di confusione e indecisione che, per fortuna, nulla aveva in comune con la paranoia vera e propria – SI NASCONDE UN MONDO, vale a dire il mondo peculiare e soggettivo di chi cerca aiuto.

Non è molto diverso è il caso di chi si presenta con l'idea di dover risolvere un problema assai specifico del tipo la difficoltà del sonno o di concentrazione: anche in questo caso la ricerca della soluzione specifica, preferibilmente farmacologica (!!!) la fa da padrona.

Una sindrome diffusa negli ultimi anni è quella della paura del volo (l'aerofobia), che rappresenta una situazione obiettivamente invalidante per il manager costretto a spostarsi in aereo: anch'essa molto spesso viene risolta, per così dire, attraverso l'assunzione di farmaci ansiolitici. E dato che a volte si tratta di una fobia che così come improvvisamente si manifesta, allo stesso modo dopo qualche tempo (ma spesso ci vogliono anni) scompare, il soggetto si sente ancor più autorizzato a non prendere in dovuta considerazione la psicoterapia che potrebbe condurre a risolvere alla base tale specifica situazione di disagio.

Ho trattato nello specifico la paura di volare nel mio libro La paura di volare (Franco Angeli, Milano, 2012)

https://www.youtube.com/watch?v=YLzQKnw6gBw&list=PLKTpKWrLGsZKZvPQDqXUMpgRcBYZkFZd_&index=7

 

Dunque, per il manager in crisi l’opzione psicofarmacologica è troppo di frequente vista come la migliore opzione, la prima scelta…

Ciò significa, come ben sappiamo – o dovremmo sapere – nascondere il problema, anestetizzarlo, metterlo da parte. Ma non risolverlo.

O, almeno, non tentare di risolverlo realmente.

 

Andrea Castiello d’Antonio