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Highly sensitive people in an insensitive world

Autori: 
Ilse Sand
Casa editrice: 
Jessica Kingsley Publishers, 2016, Pp. 160, £ 9.90 (Paperback)

Questo piccolo libro, uscito in origine in Danimarca circa sei anni fa, ha venduto oltre seimila copie in danese ed è stato già tradotto in sedici lingue. Esso si affianca ad altre due pubblicazioni che trattano tematiche simili: The Highly Sensitive Person, di Elaine Aron (Broadway Books, New York, 1997) e Quiet. Il potere degli introversi , di Susan Cain, del 2012, la cui traduzione italiana (Bompiani, Milano, 2012) è stata già segnalata su Panorama Risorse Umane.

Strutturato in una Introduzione, dieci capitoli e un Epilogo, il testo è arricchito da una sintetica Bibliografia e da un capitolo di test che il lettore può fare per avere idea del proprio posizionamento rispetto al livello di sensibilità che possiede. La maggior parte delle persone pensa che coloro che sono molto sensibili siano da vedere collocati nelle tipologie caratteriali degli introversi, ma così non è: almeno il 30% di persone sensibili possono essere considerate socialmente estroverse, e ciò sulla base di ricerche effettuate nell’ultimo decennio.

L’autrice introduce il tema descrivendo le caratteristiche di base delle persone particolarmente sensibili e indicando, ad esempio, nella profondità di pensiero, nella capacità di cogliere le sfumature, nell’orientamento a scegliere attività di lavoro collegate con l’assistenza sociale e sanitaria, ma anche nella loro tendenza ad esaurire facilmente le risorse e le energie mentali nel momento in cui sono a lungo impegnate in situazioni sociali, alcune delle qualità di base.

La ricca vita interiore si integra con un elevato senso delle responsabilità e con una particolare capacità di entrare in empatia, qualità che però hanno il loro limite nel momento in cui è necessario gestire i conflitti o rispondere ad attacchi che sono sentiti come ingiustificati.

La routine  e la ripetizione possono rendere queste persone facilmente annoiate o distaccate da ciò che devono fare, e tale caratteristica ha naturalmente immediato impatto nel lavoro: lavoro che comunque è approcciato con una forte tensione nel conseguimento di alti standard, spesso accompagnata dalla tendenza a sottovalutare se stessi e a considerarsi in modo riduttivo.

Una delle abilità utili alla persona fortemente sensibile per vivere bene la vita di lavoro (e la vita, in genere) è quella di delimitare i confini del proprio spazio-tempo ed evitare le situazioni di sovra-stimolazione (sia interne che esterne). La scommessa è quella di riuscire a relazionarsi con gli altri evitando le situazioni socialmente ed emotivamente stressanti, dando voce ai propri pensieri e sentimenti, ingaggiandosi  in conversazioni significative con persone con le quali sia possibile condividere la responsività e l’approfondimento concettuale.

L’autrice comunica al lettore una quantità di consigli anche pratici su diverse tematiche: come gestire la rabbia propria e altrui, cosa fare con le emozioni di vergogna e di colpa, fino a suggerire strategie di gestione dell’ansia. Molti soggetti altamente sensibili, d’altronde, combattono con l’ansia  e con l’apprensione che il loro stesso carattere attiva a fronte di numerose situazioni di vita che – per la maggior parte delle persone  - risultano del tutto indifferenti o non così ansiogene.

Infine, due parole sull’autrice, una persona che ha iniziato la sua carriera con una laurea in teologia conseguita presso l’Università di Aarhus (in Danimarca) sull’opera di C.C. Jung e S. Kierkegaard. Tra le sue opere si consiglia di leggere  The Emotional Compass: How to Think Better About your Feelings, pubblicato nel 2016 da Jessica Kingsley Publishers.

 

Andrea Castiello d'Antonio