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Elezioni politiche italiane. L’infantilizzazione del cittadino

Elezioni politiche italiane. L’infantilizzazione del cittadino

elezioni politiche italiane

Sono numerosi gli input e le influenze che puntano, tutte, verso la progressiva, massiccia e grezza infantilizzazione delle persone nel nostro Paese, ma la politica, cioè il modo in cui si manifestano i partiti e i loro esponenti, emerge e spicca su tutti.

A fronte di problematiche di enorme rilievo per l’oggi e per il futuro, e nel mezzo di una serie di crisi che si abbattono come ondate sull’intera collettività, i partiti espongono le loro armi spuntate, vecchie, retrive, basate su promesse – non certo su programmi – in parte sulla matrice di quel famoso notabile democristiano che regalava una scarpa all’elettore che doveva dargli il voto, con l’intesa che il paio sarebbe stato completato a scrutinio effettuato…

Promesse come ai bambini, luccichii di regali e tutele – naturalmente, sempre e solo tutele, non attrezzi per vivere la vita in autonomia e dignità. Quindi si promettono pesci, se vogliamo riprendere un noto adagio, e non sistemi di pesca: “Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita”. 

Ma le persone devono rimane dipendenti! Dipendenti e passivi. – i NEET sono uno splendido risultato (anche) di questo genere di cultura socialmente diffusa. Passivi, ma attivandosi al comando nel momento in cui devono dare il loro voto – “…Poi, cortesemente, toglietevi di torno, a gestire il potere (per noi) penseremo noi!”.

Nel mondo aziendale, in anni lontani, alcuni capi – capi, non manager – lo dicevano apertamente: tu non devi pensare, qui ci sono io che penso per tutti, tu devi solo fare, fare ciò che ti è ordinato!

E quindi, caro elettore: devi subire la propaganda partitica, devi abboccare a chi ti offre di più. E, naturalmente, ogni esponente cerca, a modo suo, di … offrire di più. Come al mercato. Alcuni con modalità più grezze, da terzo mondo, come se si rivolgessero a sudditi, a pezzenti – “Ti do dei soldi!” – altri con dei modi un po’ più urbani e civilizzati, ma manipolatori.

Naturalmente, in questo quadro una notevole parte dei cittadini-sudditi, passivizzati, esclusi dalle partecipazioni attive, inebriati da altri sistemi di annebbiamento mentale – a cominciare dall’uso delle televisioni e dal mare magnum di internet – non credono minimamente a queste promesse e si rifiutano di andare a votare, spesso sulla base di quell’adagio, reso famoso da un film molto divertente, “E' tutto un magna magna!”. Oppure “Sono tutti uguali, siamo alle solite, ci hanno già presi in giro…” E così via.

Blocco dell’acculturazione sociale, diffusione artatamente deviata e deviante delle informazioni, indirizzamento degli interessi verso luoghi e aree anonime in cui Si passa il tempo (cioè ci si rincitrullisce), innestando la disinformazione su una base culturale-sociale antica, se è condivisibile la frase attribuita a Winston Churchill: “gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio”.

Uno dei meccanismi più potenti che porta all’infantilizzazione del cittadino non presenta particolari difficoltà di attuazione – infatti: per gestire in modo autoritario il potere non ci sono cose troppo complicate da imparare: non dare risposte a domande semplici. Domande del tipo: se la prostituzione è illegale perché vediamo agli angoli delle strade le prostitute? Se alcol e tabacco fanno male perché sono venduti con il bollino dello Stato che, inoltre, guadagna su queste vendite? Se le carceri scoppiano di detenuti perché non se ne costruiscono di nuove e decenti, oppure non si depenalizzano i reati minori? Se la rete idrica nazionale fa acqua da tutte le parti perché non ci si adopera per risanarla? Se l’Italia è un paese a rischio terremoti perché non si interviene tempestivamente almeno sulle strutture pubbliche come scuole e ospedali?

La prima parte del confronto elettorale è stata improntata alla… ricerca di alleanze! 

Nulla di meno interessante per il cittadino che pensa e che, in quanto pensante, conosce i problemi della vita e vorrebbe che i politici li risolvessero. 

La seconda parte della campagna è centrata sulla propaganda, sulla pubblicità elettorale, sulle liste delle cose da fare. E, anche qui, il cittadino consapevole sa bene quali sono le cose da fare – e non fatte – e non ha alcun bisogno di sentirsele ripetere. Ma questi elettori – maturi, pensanti, consapevoli, che guardano e vedono – sono solo una piccola parte della cittadinanza. Tutti gli altri si dividono tra chi non esprimerà l’indicazione di voto, e chi sarà preda dei messaggi più accattivanti, o delle superficialità più grossolane, del tipo “Voto quello lì, ha una faccia che mi ispira…”. “E’ ricco di suo, non ruberà…”.  “Scelgo quest’altro, almeno non è mai stato nella stanza dei bottoni finora…”. O ancora: “Hai visto come gli risponde in TV? Tiene testa a tutti!”.

E la propaganda elettorale ha anche una sua astuzia, ripetuta nel corso dei decenni. Una sorta di autocensura: parlare poco o per nulla delle mafie, della criminalità organizzata. Così come dell’evasione fiscale, non certo nel senso di denunciarla a parole, quanto nella direzione di proporre cosa fare per limitarla (un esempio per tutti: evitare che la Guardia di Finanza operi a ranghi ridotti… Non sembrerebbe un pensiero così difficile da formulare).

Sta di fatto che al di là di ogni altra considerazione, nel vivo del confronto elettorale il cittadino è spinto verso l’immaturità, il non-pensare, il non riuscire a farsi una propria opinione in base a cose che siano intellegibili, lineari e chiare

L’infantilizzazione.

 

Andrea Castiello d’Antonio