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Developing mentoring and coaching relationships in early care and education. A reflective approach

Autori: 
Marilyn Chu
Casa editrice: 
Pearson

L’interesse di questo libro sta nel collocarsi nella prospettiva della dimensione “riflessiva” e nel tenere insieme diverse ottiche applicate a differenti fasi della vita della persona. Soprattutto coloro che hanno esperienze di sessioni di formazione del genere one-shot potranno apprezzare queste pagine che sono dedicate a seguire l’evoluzione del soggetto in contesti diversi e in situazioni differenti, lungo il percorso esistenziale. Così, dalle indicazioni che inizialmente potrebbero sembrare essere utili soltanto nella formazione scolastica, oppure nell’area della cura di soggetti in difficoltà, si riesce a transitare agevolmente sul versante della formazione degli adulti e della formazione in ambito organizzativo. Ma si tratta di una formazione speciale perché essa è declinata nelle due forme ben delimitate del Mentoring e del Coaching.

Come ricorda l’autrice nelle pagine iniziali, troppo spesso rimane davvero poco nella mente delle persone che partecipano a sessioni di formazione e di addestramento – e ciò accade già a distanza di poche settimane dagli eventi, come ho evidenziato nel mio recente libro Come quando e perché la formazione non funziona (Franco Angeli, 2015) -. Perciò appare importante individualizzare la formazione degli adulti, focalizzandosi, ad esempio, sulle analisi delle modalità pratiche di condurre le attività, unendo tali riflessioni a quelle di sviluppo delle conoscenze astratte – un simile percorso è proposto anche per la formazione nel corso degli anni di studio, non meno importanti degli anni di lavoro -.

Marilyn Chu possiede un’esperienza di consulting e di formazione che spazia dal prendere in carico persone giovani ed adolescenti fino al leadership development. La sua esperienza, condotta sempre lungo il doppio binario degli adulti e delle persone in sviluppo, è stata arricchita dagli interventi in contesti socioculturali e linguistici diversi. In tale quadro, l’aver l’autrice maturato esperienze di mentoring nel contesto dell’età evolutiva rappresenta per il lettore uno spunto innovativo attraverso il quale vedere e ripensare Mentoring e Coaching nelle istituzioni e nelle organizzazioni.

Questo libro si presenta come un testo facilmente consultabile (anche per il grande formato, tipo quaderno), suddiviso in due ampie sezioni all’interno delle quali sono collocati otto capitoli; a chiusura di ogni capitolo si possono consultare il riassunto e i rimandi bibliografici, mentre in alcune casi sono segnalate anche le referenze che rimandano a siti web.

Il testo si apre con un’analisi delle relazioni professionali orientate allo sviluppo soggettivo, identificando le caratteristiche e le competenze del mentore, per poi aprirsi alle qualità del coach professionale. Il secondo capitolo tratta del “come fare” a costruire una relazione di sviluppo con un cliente adulto, esaminando l’intero ciclo della relazione: dalla costruzione del rapporto di fiducia alla conclusione e al check sugli obiettivi. In queste prime parti del testo la maggiore attenzione è rivolta al Mentoring e ciò che appare importante è proprio rappresentato dal mettere in rilievo le tante assonanze che esistono tra le pratiche della formazione individuale: tutto ciò è letto nell’ottica delle pratiche di genere riflessivo.

Il capitolo quarto prende in esame in modo più analitico la formazione degli adulti e lo sviluppo personale, facendo riferimento soprattutto all’opera del grande psicologo e psicoanalista americano Erik Erikson – vedi il paragrafo Understanding Adult Development and Learning Theories -. Al termine delle prime cento pagine si apre la seconda sezione (anch’essa all’incirca di cento pagine) in cui è offerto maggiore spazio al Coaching. I quattro capitoli di questa sezione ruotano intorno al tema del PD – Professional Development, nel contesto delle attività di education in senso lato.

La “facilitazione” è spesso echeggiata come elemento-base di tali attività, mentre l’autenticità del professionista sembra fare continuamente da sponda ad ogni e qualsivoglia utilizzo di “tecniche”, donando così al testo un’impronta innegabilmente umanista.