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DARK PERSONALITIES IN THE WORKPLACE

Titolo: 

DARK PERSONALITIES IN THE WORKPLACE

 

Autori: 
Cynthia Mathieu
Casa editrice: 
Academic Press - Elsevier, 2022, Pp. XXI+240, £ 77.00 (Paperback)

Dark Personalities in the Workplace prende in esame uno dei temi di maggiore attualità nel campo non solo della valutazione delle qualità soggettive nel lavoro ma anche della leadership e della prevenzione rispetto a comportamenti che potremmo definire di vero e proprio disadattamento lavorativo.

La cosiddetta triade nera che è emersa in diversi campi di studio ed anche, prepotentemente, nell’area del lavoro e delle organizzazioni è composta dalla miscela delle seguenti componenti: narcisismo, machiavellismo e psicopatia. La dark triad è dunque caratterizzata da queste tre qualità della psiche umana (niente affatto semplici da definire e, soprattutto, da valutare); qualità che quando si trovano incarnate in un attore organizzativo possono determinare effetti particolarmente distruttivi nell’ambiente di lavoro (v. anche il lavoro di Minna Lyons The Dark Triad of Personality. Academic Press, 2019).

Il testo si snoda partendo dalla definizione della dark personality basata appunto su quella triade di caratteristiche a cui alcuni hanno recentissimamente aggiunto anche una quarta “qualità”, per così dire, cioè il sadismo. La diffusione e la prevalenza di questo genere di soggetti nel mondo del lavoro dovrebbe far pre-occupare i gestori delle risorse umane e orientarne le loro azioni al fine di prevenire i possibili danni che possono crearsi posizionando in ruoli delicati simili risorse. E, infatti, il capitolo secondo e il terzo sono dedicati a come “non” attrarre le personalità oscure nelle organizzazioni – quindi a come fare selezione in chiave di prevenzione – passando poi a considerare l’altro grande sistema gestionale che, se ben funzionante, può impedire l’ascesa dei soggetti distruttivi, cioè la valutazione delle prestazioni.

Il quinto capitolo è dedicato alla leadership, cioè ai soggetti caratterizzati dalla triade di cui sopra che arrivano a ruoli apicali, e al danno che questi possono arrecare all’organizzazione, sia nel suo complesso che ai singoli collaboratori; richiamando un articolo pubblicato nel 2001 da Joyce Hogan e Robert Hogan si può affermare che i bad managers rendono la vita impossibile, addirittura miserabile, a tutti coloro che lavorano con loro i quali, spesso, non hanno altro modo per difendersi che sopportare o, come dicono letteralmente i due autori, “soffrire in silenzio”.

I due capitoli successivi trattano, ampliando lo sguardo, delle distorsioni del clima e delle relazioni di lavoro, partendo proprio dalla violenza interpersonale e dal bullismo organizzativo che possono essere perpetrati dai portatori di dark personality fino a giungere a quella miscela di modalità di agire che va sotto il nome di counter productive work behavior. Non a caso l’autrice dichiara che “la migliore preparazione che ho ricevuto per trattare di questioni degli ambienti di lavoro e comportamenti negativi deriva dalla mia esperienza professionale nelle carceri” (p. 125).

Anche se il contenuto di questo volume può apparire al lettore come un quadro dalle tinte eccessivamente fosche, credo che chiunque abbia una certa esperienza del mondo del lavoro non fatichi troppo a collegare ciò che qui è stato così bene analizzato con figure e persone incontrate e/o che ha visto all’opera. In effetti, nel mondo del lavoro vi è, da sempre, una certa dose di “psicopatologia” diffusa (e talvolta imperante) ed è per questo che, come ho sottolineato nel mio libro Il capitale umano (Hogrefe, Firenze, 2020) trattando della valutazione delle prestazioni e del potenziale in chiave clinico-organizzativa, è necessario che chi si occupa di valutazione e sviluppo delle risorse umane sia capace di identificare precocemente i soggetti “pericolosi” ed evitare così che questi possano giungere a posizioni di responsabilità e di comando – v. l’unico test al momento disponibile in italiano, ideato da Dominik Schwarzinger e Heinz Schuler, TOP - Dark Triad of Personality at Work (Hogrefe, Firenze, 2021).

Sviluppare metodologie atte a identificare tempestivamente i portatori di caratteristiche mentali così gravemente disturbate sta diventando un imperativo per il mondo del lavoro, pubblico e privato. Ma non si tratta solo di metodologie, ma anche – e dal mio punto di vista, fondamentalmente – di poter disporre di professionisti (interni e esterni all’organizzazione) che siano capaci di leggere in profondità l’essere umano: ben al di là delle attitudini, dei modelli di competenza e simili!

Probabilmente in molti, in troppi, si sono abituati a considerare normale il comportamento incivile, le negatività, le molestie, la maleducazione di tanti attori organizzativi che – come ben sappiamo – più in alto arrivano, più si sentono legittimati ad esprimersi come vogliono, senza alcun riguardo né rispetto per gli altri. La lettura di queste pagine, soprattutto nelle parti in cui si risponde alla domanda “che fare?” può dare una speranza a chi lotta contro la disumanizzazione degli ambienti di lavoro.

L’autrice, Cynthia Mathieu, è docente di Organizational Behavior, presso l’Université du Québec à Trois-Rivières (Canada) e svolge attività di ricerca e consulenza in diverse aree della gestione delle risorse umane comprese le frodi aziendali, il narcisismo e la psicopatia nel luogo di lavoro.

Andrea Castiello d’Antonio

 

Questa recensione è stata pubblicata sul numero 1-2022 della rivista HrOnLine – AIDP (Gennaio 2022)