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La seduta può essere svolta presso il mio studio oppure online tramite videochiamata.
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Si può affermare che il genere umano si divide in DUE GRANDI FAMIGLIE: quelli che vogliono CONOSCERE e quelli che preferiscono NON SAPERE.
Coloro che sono portati ad aprire gli occhi, fare domande e farsi domande, e coloro che evitano, fanno finta di nulla o mettono la polvere sotto il tappeto, la testa nella sabbia.
Anche nel corso di una buona PSICOTERAPIA vi è chi pronuncia la fatidica frase:
“Stavo meglio prima, quando non mi rendevo conto di tutto ciò…”.
E, in effetti, vi sono molte persone che non soltanto riguardo a loro stesse o alla psicoterapia, ma nei confronti dei fatti della vita preferiscono CHIUDERE GLI OCCHI, girarsi dall’altra parte e evitare di venire a contatto con qualcosa che potrebbe causare una pur minima sofferenza.
Può capitare a molti, nel momento di avvertire i primi segnali del disagio interiore, della sofferenza mentale, pensare “Passerà…”, o attribuire il momento a un evento, un fatto, una circostanza speciale.
Ed agire di conseguenza: cioè, aspettare, fare qualcosa di diverso dal solito, DISTRARSI, NON PENSARCI, o magari trovare il modo di STORDIRE IL CERVELLO assumendo qualcosa che possa allontanare la coscienza dalla percezione del momento.
Un tempo, alle signore depresse dell’alta borghesia si consigliava di recarsi nelle famose cliniche oltralpe per fare la CURA DEL SONNO…
Ma ancora oggi fin troppi medici di base minimizzano le sofferenze psicologiche dando CONSIGLI DI BUON SENSO COMUNE del tipo
“Si faccia una bella vacanza!”,
“Lei non ha niente. È tutto e solo nella sua mente…”. Come se nella mente ci fosse il niente, o COME SE CIÒ CHE NON È FISICO NON ESISTESSE.
LA DINAMICA TRA SAPERE E NON SAPERE non è nuova e non caratterizza soltanto la psicologia; in medicina accade la medesima situazione.
Ma nel campo medico queste forme di elusione sono un po’ meno facili rispetto al campo della psiche: quando si parla di fatti mentali – COSE CHE NON SI VEDONO E NON SI TOCCANO – pensare che la scelta migliore sia non pensarci è più facile.
Anche quando la persona decide di entrare in psicoterapia non è detto che abbia più di tanto la voglia di confrontarsi con sé stessa.
Spesso si vorrebbe inconsapevolmente una sorta di AIUTO MAGICO senza doversi troppo sforzare di parlare di sé stessi e, soprattutto, SENZA DOVERSI METTERE IN DISCUSSIONE.
Ed è più agevole lamentarsi degli altri, incolpare persone dipinte come cattive, senza prendere in esame il proprio ruolo in ciò che è accaduto, il proprio coinvolgimento, il modo in cui ci si è comportati.
A ben vedere, LA SOCIETÀ DI OGGI non sollecita la capacità riflessiva, l’autocritica costruttiva, la mentalizzazione.
È più comodo vivere per stereotipi e pregiudizi, pensarla “come tutti”, non uscire fuori dal gregge.
Ad esempio, LA CAPACITÀ RIFLESSIVA è una componente umana ben nota alla psicologia dinamica e clinica, dato che contribuisce alla capacità di osservare e comprendere i propri stati mentali e quelli altrui.
Sia l’identità personale, sia la capacità di regolare il proprio comportamento e ancor prima le proprie emozioni, stanno alla base di questa capacità che, non a caso, è meglio definita come FUNZIONE RIFLESSIVA.
Qualcosa che consente alla persona di CAPIRE SÉ STESSA, prima di tutto, di essere in contatto con il proprio mondo interiore e, da qui, vivere i sentimenti, le emozioni, i desideri, le aspettative, e così via.
Qualcosa di molto collegato allo sviluppo dell’empatia, migliorando le relazioni interpersonali.
Ebbene, NELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA, caratterizzata da velocità e iperconnessione, imperversano l’automatismo, l’impulsività, la rapidità del passare all’azione, con un incremento di atteggiamenti superficiali che – appunto – impediscono la vera conoscenza, l’articolazione del pensiero e del dialogo, la comprensione degli argomenti.
Non si vuole sapere, conoscere, confrontare, approfondire. Si vuole “fare”!
AGIRE.
Ed ecco l’aumento dei gesti d’impulso, della mancanza di critica e autocritica, della possibilità di conflitti e incomprensioni nelle relazioni interpersonali.
Il desiderio di sapere – per alcuni, la vera e propria NECESSITA’ DI CONOSCERE! – insieme alla capacità di riflettere e dialogare, rappresentano un ponte tra interiorità e dimensione sociale, tra il benessere individuale e il benessere delle relazioni, quindi, infine, della Società in cui viviamo.
Andrea Castiello d’Antonio
I brani sulla psicoterapia sono tratti dal mio libro “SCEGLIERE LO PSICOTERAPEUTA”, editore Hogrefe, Firenze, 2023.
https://www.castiellodantonio.it/sites/default/files/scegliere-lo-psicoterapeuta-indice-libro.pdf