Per appuntamento
La seduta può essere svolta presso il mio studio oppure online tramite videochiamata.
La seduta può essere svolta presso il mio studio oppure online tramite videochiamata.
PRIMA PARTE: LE PRIME FASI DEL MANIFESTARSI DELL’ANGOSCIA
L’ANSIA SI ACCENDE ALLA SOLA “IDEA” DI VOLARE
Alla sola idea di volare ogni persona che non si sente del tutto a suo agio con tale prospettiva può iniziare ad avvertire qualche momento di nervosismo e di inquietudine. Innanzi tutto, si deve dire che di fronte a tale possibilità si manifestano due reazioni uguali e contrarie, perché estreme: la prima è quella di fare finta di nulla, mettere da parte ogni consapevole emozione negativa, ogni timore, continuare a vivere la vita come di consueto, fino al momento fatidico del prendere l'aereo. La seconda, opposta, obbliga per così dire la persona a tenere in mente costantemente il progetto del viaggio in aereo, pensandoci, immaginandolo, avvertendo di continuo momenti di ansietà e di indecisione, e così via.
Com'è facile intuire, in entrambi i casi la paura di volare inizia a manifestarsi con forme diverse che sono tipiche di ciascuna persona e che si agganciano, in genere, alle modalità difensive che ognuno di noi possiede naturalmente e che pone in essere al fine di fare fronte alle situazioni di ansia o disagio presagite. Nel primo caso che abbiamo menzionato è in gioco il meccanismo di difesa psichico della negazione: si continua a vivere come se non vi fosse nulla di cui occuparsi, come se il viaggio in aereo fosse solo una remota possibilità (o nemmeno quella), in sostanza mettendo da parte, negando appunto, la propria inquietudine.
Il meccanismo della negazione è, in realtà, assai pericoloso e non è consigliabile abbandonarvisi per il semplice fatto che l'angoscia, così rimossa e negata, potrà scoppiare e venir fuori all'improvviso, proprio al momento in cui la realtà esterna affermerò imperiosamente che la situazione è diversa da quella fantasiosamente immaginata: si deve volare! A questo punto, il sistema difensivo posto in opera fino a quel momento non regge al confronto con la realtà e la persona si trova a dover fare i conti, all'improvviso, con l'intero carico di ansia ignorato e negato.
D'altro canto, la seconda modalità di reagire all'idea di prendere l'aereo espone la persona ad una infinita attesa ansiosa, ad una sorta di esaurimento delle proprie risorse emotive - ed anche intellettive - che sono spese costantemente nel "tenere in mente" l'idea del viaggio, con tutto ciò che ad esso si associa e con tutto ciò che insieme ad esso incute paura. Il rischio, in tal caso, è di vivere un periodo di tempo più o meno lungo nell'attesa ansiosa, nella paura dell'evento, nel prefigurarsi - fantasticando mille ipotesi - cosa e come potrà accadere… Le differenze individuali causano una notevole variabilità anche in questo caso in riferimento all'ampiezza temporale che la persona vive nell'attesa angosciosa. Alcuni iniziano a vivere tale stato fin dal momento in cui si parla e si ipotizza il viaggio - che ancora non è stato davvero deciso - mentre altri tendono a giungere in prossimità del volo prima di farsi occupare la mente dall'idea e dall'aspettativa.
Infine, i due meccanismi che abbiamo appena descritto possono presentarsi insieme, generalmente in successione - caratteristica tipica dei meccanismi psicologici di difesa che operano quasi mai in isolamento, bensì in congiunzione e/o sovrapposizione -. Così potrà accadere di negare e non pensare affatto al viaggio in aereo fino a qualche tempo dalla partenza e, a quel punto, non riuscire più a fare a meno di pensarci…
Ciò che caratterizza le situazione ora dette è che, nella maggior parte dei casi, ci troviamo ancora nella fase dell'ipotesi, dell'idea di intraprendere un viaggio in aereo: passiamo, ora, dall'idea al progetto.
IL PROGETTO DEL VIAGGIO
La sensazione che la persona può aver positivamente sperimentato - per il suo stato interiore - fino ad un attimo prima della presa di decisione scompare con il momento in cui… il viaggio è deciso!
Generalmente la decisione di effettuare lo spostamento in aereo implica il fatto che altri ne siano a conoscenza e tale fattore non è di poco conto: si tratta dell'elemento che potremmo denominare palcoscenico. La persona che ha deciso, comunque, di prendere l'aereo condivide con altri questa sua decisione, vuoi che si tratti di un volo di lavoro o di affari, vuoi che si tratti di un viaggio di piacere. Vi è dunque un contesto sociale che fa da sfondo più o meno attivo, partecipe ed interattivo alla decisione che è stata presa. Può trattarsi di un sfondo tendenzialmente passivo, vale a dire un contesto - ad esempio, la famiglia - che sa che la persona ha deciso di spostarsi in aereo, ma che non prende altra parte al progetto, così come di un contesto altamente partecipativo: un viaggio in gruppo, un impegno professionale, un appuntamento preso nel luogo in cui ci si deve recare in aereo.
Il palcoscenico sociale può essere vissuto in tanti modi agli estremi dei quali si collocano, in sintesi, la sensazione di persecuzione e la sensazione di supporto e comprensione. Coloro che si sentono perseguitati - osservati, controllati, giudicati, attesi al "passo falso", costretti, obbligati, impossibilitati a tornare indietro - vivono e sopportano malissimo tale condizione di attesa e tale posizione di ritrovarsi, loro malgrado, al centro dell'attenzione valutativa di altri. Inoltre tendono a ritenere di essersi cacciati, da soli, in una situazione senza scampo, senza via di uscita, nella quale, appunto, sono ormai obbligati a partire, qualunque cosa accada e in qualunque stato psicofisico possano trovarsi. E', questa, una situazione delicata per molti motivi: innanzi tutto il carico di ansia supplementare che il soggetto vive sentendo di non poter più cambiare idea e di essere sotto giudizio sociale. Ma anche perché è proprio in una situazione di questo genere che si possono innescare eventi imprevisti e non piacevoli, che "accadono" al soggetto senza, apparentemente, una sua esplicita volontà. Tra tali eventi rientrano gli incidenti (piccolo i grandi) e le malattie che, improvvisamente, bloccano la persona e le permettono di evitare il viaggio. In sostanza, è come se una parte della persona stessa reagisse alla sensazione di ineluttabilità provocando, inconsapevolmente, l'incidente e/o la malattia! Ciò accade perché è soltanto con tali modalità che la persona sente di avere valida giustificazione per non partire.
La prospettiva cambia del tutto nelle persone che avvertono nella presenza di un gruppo, di un compagno di viaggio, di un appuntamento ormai fissato con un interlocutore una sorta di "sponda", un sostegno, un appoggio ed una motivazione in più per sforzarsi ad andare. In tali casi l'aspetto della visibilità sociale della decisione presa opera come un positivo rinforzo e rende la persona più coraggiosa, ed anche desiderosa di provare e di provarsi. Naturalmente, il supporto sociale può essere un supporto oggettivamente presente e molto valido - ad esempio, un caro amico che conosce le difficoltà emotive della persona e viaggia con lui anche con l'idea di potergli essere di aiuto - o un supporto quasi soltanto immaginato, al di là di elementi di realtà (come l'idea di trovare ad attenderlo un interlocutore comprensivo con il quale realizzare un rapporto professionale altamente collaborativo).
Dunque, il progetto del viaggio in aereo si situa sempre in un contesto sociale. Tale contesto può essere avvertito come incoraggiante o bloccante, come un supporto da utilizzare o come una prigione dalla quale non poter più uscire. In ogni caso la decisione è presa e la persona deve fare i conti con tale situazione nella quale non ha più la possibilità di effettuare altre scelte. Si deve quindi stare attenti a che il nostro corpo - l'angoscia è un fenomeno psicofisico e ogni persona è un insieme di psiche e soma (da cui la "psicosomatica") - non decida per noi per mezzo dell'espediente dell'incidente e della malattia.
SI AVVICINA LA DATA
Con il passare del tempo si acuisce inevitabilmente lo stato psicologico dell'attesa. Circa il come vivere questo lasso di tempo più o meno prolungato vi è un fattore che gioca un pesante ruolo, vale a dire l'esperienza di volo che la persona ha maturato.
Nei casi migliori, la persona ha alle spalle un'esperienza felice e positiva ma, senza sapere perché, sta invece ora vivendo un momento di attesa nervosa e inquieta. In una situazione intermedia vi sono alle spalle esperienze variegate, piacevoli e spiacevoli, e si è come emotivamente incerti sul come andrà il volo che è stato programmato. Nel caso più ostico, la persona ha vissuto uno o più momenti di angoscia e disagio nel corso di esperienze recenti di volo e, automaticamente, proietta sul volo programmato la propria paura ormai già abbastanza consolidata. E', questo, il fenomeno della paura della paura. Si teme, quindi, il ripresentarsi della sensazione di ansia, prima, durante o dopo il volo, o in più momenti dell'esperienza.
Nel tempo in cui si avvicina la data di partenza è necessario comprendere lo stato psicologico che si va vivendo. Il viaggio è stato pianificato, il biglietto acquistato (o almeno prenotato), persone, risorse o strutture sono state coinvolte ed avvertite, tutti coloro che ruotano intorno alla persona e che hanno un qualche contatto con lui inerente il viaggio o che sono, comunque, intimi, sono a conoscenza del viaggio programmato. Il tempo passa, inesorabilmente, e ciò che inizialmente sembrava lontano, così lontano che non sarebbe valsa la pena di preoccuparsene con tanto anticipo, ora è posizionato a poche settimane, pochi giorni, poche ore dal momento attuale.
Si è già detto della strategia poco consigliabile del fare-finta-di nulla e del non-pensarci, così come - all'opposto - del pensiero fisso, ossessivo e ricorsivo che non aiuta sicuramente lo stato d'animo della persona in fase di attesa.
Un ulteriore elemento della fase di attesa è che si è psicologicamente spostati in avanti, come posizionati in un tempo ed un luogo che verranno, ma che non sono quelli che si stanno vivendo. Questa taratura sul futuro - sul futuro fonte di angoscia - rappresenta un fattore disturbante anche perché impedisce alla persona di vivere il qui-ed-ora e il normale svolgimento delle attività quotidiane. La mente appare occupata dai pensieri ansiosi e dalla preoccupazione del viaggio, ed ogni altra cosa appare sfocare in un secondo piano, poco nitido e sicuramente meno importante. Vi è, in sostanza, una progressiva focalizzazione sull'evento fonte di ansia a mano che il momento della partenza si avvicina.
Un terzo elemento che va tenuto presente (e non certamente soltanto in questa fase!) è il fattore motivazionale. Nel caso in cui non esista un minimo di motivazione interna alla persona che deve partire, tutto è vissuto in modo più greve e drammatico: in altre parole, è sempre sconsigliabile avvicinarsi al viaggio con la sensazione di essere trascinati in questa avventura, di essere obbligati a partire, di doverlo fare solo per gli altri o per impegni esterni e sentiti come lontani. Spinte motivazionali di tal genere sono deboli, oltre che, appunto, esclusivamente esterne, cioè collocate al di fuori del soggetto, vissute come doveri e cose-da-fare, e non come qualcosa che deriva (anche) da una propria scelta. Infatti, è proprio a condizioni interiori di tal genere che si associano le sensazioni di ineluttabile obbligatorietà, fino all'idea di essere portati via, di essere quasi rapiti, messi di forza sul sedile dell'aereo e lì legati con la cintura di sicurezza…
Dunque, si tratta in questa fase di considerare l'insieme degli elementi che complicano la vita quotidiana, che fanno vivere la persona sbilanciata in avanti - alienata dalle proprie motivazioni interiori - e che non le consentono di affrontare con un minimo di razionalità e di logica mentale la fase contigua all'attesa, vale a dire la fase dei preparativi.
I PREPARATIVI
In ogni caso, e soprattutto nel caso del viaggio in aereo, ogni modalità che può alleviare la sensazione di passività dovrebbe essere vista favorevolmente. In tale linea di discorso, il semplice fatto di trovarsi impegnati nei preparativi della partenza rappresenta da un lato, senz'altro, un ulteriore momento difficile da vivere, ma dall'altro la possibilità di un riscatto: prendere su di sé in modo propositivo la situazione, dandosi da fare in termini pratici al fine di organizzarla e di organizzare le cose da portare con sé. Inoltre, il "prepararsi" al viaggio implica, anche, in certa misura, un prepararsi mentalmente, un predisporsi all'evento, un riaffermare - o affermare per la prima volta - se stessi in un ruolo di non semplice passività.
Nella situazione in cui predomina l'ansia del volo le prime cose da preparare che vengono in mente sono quelle che si riferiscono ai sistemi per alleviare l'ansia. Ecco dunque prendere forma una lista più o meno lunga di cose - non solo farmaci, ma anche oggetti familiari, se non portafortuna e simili - che sono sentiti come dei "supporti" che possono aiutare a contenere lo stato di nervosismo e l'attesa inquieta. Talvolta si può commettere l'errore di focalizzarsi quasi esclusivamente su tali elementi trascurando ogni altra cosa, pensando che, in fondo, se si riuscirà a superare l'ansia del volo ogni altra esigenza scorrerà liscia, senza alcuna necessità di essere stata preventivamente predisposta: ciò può valere per indumenti, abiti, oggetti personali, e così via.
Capita spesso che ci si senta più sicura in relazione non solo alla qualità, ma anche alla quantità di cose da portare. Una persona che provava l'angoscia di volare mi diceva tempo fa che sarebbe stata perfettamente a suo agio se avesse potuto volare portando con sé; in aereo, tutto ciò che conteneva il suo studio professionale: la scrivania, i libri, le poltrone, e così via. Questa fantasia risponde bene alla necessità della persona di partire ma di portare con sé l'ambiente che gli è familiare e, in specie, l'ambiente nel quale si sente maggiormente al sicuro. In altri casi questo bisogno è rappresentato per via simbolica, da alcuni oggetti, e può essere abbastanza comune l'idea di affrontare il volo portando con sé le fotografie - non solo dei propri cari, ma anche di spazi della propria casa e/o di cose-di-casa -.
Dato che la mente della persona ansiosa è piena di elementi disturbanti e ha scarsa capacità di concentrazione sul qui-ed-ora, è sempre consigliabile utilizzare liste predefinite in modo tale da evitare di dimenticare oggetti e supporti importanti: importanti sia per sé stessi, sia per le attività - di lavoro, o di svago - che si dovranno compiere una volta arrivati a destinazione. Ma, sicuramente, un aspetto rilevante dei preparativi è quello di porre mente a tutto ciò che potrà servire non quando si sarà raggiunto il luogo di destinazione, bensì quando ci si troverà in aereo. Preparare con cura questo genere di materiali tende a rassicurare la persona e a farla sentire più a suo agio nell'affrontare la situazione fonte di ansia.
Ciascuno presenta differenze rispetto al come vengono affrontate queste fasi dell'attesa e dei preparativi alla partenza, nel senso che, mentre alcuni desiderano viverle in modo individuale - quasi isolandosi dal resto del mondo e concentrandosi completamente in loro stessi - altri hanno la necessità di condividerle e di viverle insieme alle persone con cui viaggeranno o alle persone che rappresentano il nucleo affettivo primario, l'ambiente socio-affettivo di riferimento diretto. In tal senso appare necessario rispettare le preferenze individuali senza cercare di imporre uno standard comune perché ritenuto semplicisticamente "migliore". Così, anche se può apparire strano ad alcuni, vi sono persone che hanno bisogno di rimanere da sole e, ad esempio, dedicare un certo tempo nel preparare meticolosamente il proprio bagaglio. All'opposto troviamo coloro che mettono all'ultimo minuto, alla rinfusa, abiti e cose in un borsone e via, verso la partenza! Ancora, vi sono situazioni nelle quali si nota la delega di tale attività di predisposizione dei bagagli, delega in genere orientata ad affidare tale incarico ad un familiare.
Si può dunque affermare che gli scopi ultimi di tali momenti di preparazione, predisposizione e vita-di-attesa sono, da un lato, quelli di evitare di dimenticare qualcosa la cui assenza improvvisamente percepita (quando non si può più rimediare) potrebbe contribuire ad un momento di ansia acuta e, dall'altro, utilizzare tutti gli innocui "oggetti di supporto" che possono rendere il viaggio meno disperante, fastidioso o pauroso.
Paragrafi tratti dal Capitolo 3
“Le fasi della manifestazione dell'angoscia”
del mio libro
“LA PAURA DI VOLARE”
Franco Angeli, Milano, 2011.
Andrea Castiello d’Antonio