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Mobbing

Terminologia 

A livello terminologico si utilizzano, oggi, diverse denominazioni oltre a quella, per noi italiani, classica, di mobbing. Le forme di violenza esercitate da un superiore su un inferiore sono definite bossing - da to boss: comandare, ma anche spadroneggiare - mentre in lingua inglese si preferisce utilizzare i termini di bullying (il nostro bullismo, un termine che è oggi soprattutto utilizzato nel contesto scolastico e delle bande giovanili), e di bullying at work (che denota i cosiddetti aggressori da ufficio). 

Definizioni

Secondo Leymann, si ha mobbing quando uno o N individui effettuano atti comunicativi ostili e non etici contro un individuo che viene spinto verso una situazione di debolezza e lì mantenuto dal susseguirsi delle azioni ostili.

La frequenza delle azioni ostili deve essere di almeno una volta alla settimana e l’aggressione, per essere definita mobbing, deve durare più di sei mesi.  

Le fasi del Mobbing

Leymann ha distinto quattro fasi. 

  1. La prima è quella dei segnali premonitori, una fase dalla durata indefinibile, spesso sfumata e poco visibile. In tale fase, si aprono le dinamiche interpersonali contraddistinte da conflittualita lieve (ad esempio, screzi), innescate da cambiamenti di vario genere, quali un nuovo inserimento nell’unità organizzativa o una promozione. 
  2. La seconda fase è quella della stigmatizzazione nella quale si evidenziano gli indicatori di mobbing. Le aggressioni divengono palesi, frequenti, ripetute e la vittima evidenzia i segni classici del disagio psicologico e sociale. 
  3. La terza fase è quella in cui la vittima denuncia la situazione, rendendola formale ed ufficiale, cosa che presta il fianco alla manipolazione che viene effettuata dagli aggressori i quali colgono l’occasione per identificare il mobbizzato come soggetto labile, problematico, ridefinendo la situazione a loro vantaggio: il disagio della vittima non è più l’effetto delle azioni violente che ha subìto, ma la causa della situazione difficile che si è creata. 
  4. La quarta ed ultima fase è quella dell’allontanamento. Si enfatizza l’isolamento della vittima, la quale accusa sintomi di disagio mentale e somatico, mentre la situazione si appesantisce e le capacità di reazione del soggetto vengono meno del tutto. L’esito è costituito, drammaticamente, dalle dimissioni del soggetto e/o da azioni aziendali di richiamo e punizione che terminano con il licenziamento.
     

Costi e ripercussioni organizzative del mobbing

La vittima di mobbing tende naturalmente a lavorare meno e con un livello di prestazione inferiore, tende ad assentarsi dal posto di lavoro, commette errori nello svolgimento delle attività, interpreta in modo distorto l’insieme delle regole e delle condizioni di lavoro cosa che, circolarmente, la conduce a non rispondere in modo adeguato all’assegnazione dei compiti professionali.
Anche il mobber tende a evidenziare un cambiamento nelle sue prestazioni in quanto occupa una parte del proprio tempo e delle proprie energie mentali nella gestione del conflitto e nell'attivazione delle strategie. 

 

Desideri maggiori informazioni sul fenomeno del mobbing? Leggi la mia pubblicazione sul mobbing che si verifica sul luogo di lavoro, nel contesto organizzativo e nelle relazioni interne tra colleghi, capi e collaboratori da cui sono state estratte le definizioni sopra descritte